Bruxelles-Pechino, torna il dialogo «Xi sta preparando un vertice in Cina»
Voci di un invito a Macron, Scholz, Draghi
Qualcosa si muove tra Unione europea e Cina. I segnali vengono da Pechino, contraddittori ma interessanti. Ieri, dopo molti mesi, le due parti hanno ripreso il dialogo su economia e commercio: l’incontro è stato virtuale, in videoconferenza tra Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione di Bruxelles e Liu He, vicepremier di Pechino. L’ultimo «Eu-China High-Level Economic and Trade Dialogue» si era tenuto nel luglio 2020, poi la presidenza di turno tedesca della signora Merkel aveva fatto una corsa per concludere nel dicembre 2020 il trattato sugli investimenti reciproci. Ma da allora, i rapporti politici si sono deteriorati per una rissa sullo Xinjiang e sono diventati ancora più freddi per la mancata condanna cinese dell’aggressione russa all’Ucraina.
Prima del vertice Dombrovskis-Liu, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha parlato con il consigliere diplomatico dell’Eliseo. «Da grande nazione europea, la Francia può fare molto per lo sviluppo delle relazioni strategiche della Ue con la Cina», ha detto Wang. E poi ha elogiato gli sforzi di Macron per una mediazione sull’Ucraina (guardandosi però dal promettere uno sforzo di pressione cinese su Mosca).
Il round di Dialogo tra Bruxelles e Pechino non è andato male. Anche se la lettura delle due parti ha sottolineature diverse: Dombrovskis dice che «da grandi economie quali siamo, come partner commerciali fondamentali, abbiamo il dovere di affrontare le sfide globali, dall’insicurezza alimentare alla guerra di aggressione russa in Ucraina». Il problema è che i cinesi rifiutano di definire l’azione di Putin «invasione». Ma il riassunto della Xinhua è positivo: «Il colloquio è stato pragmatico, franco, efficace» nel campo delle questioni macroeconomiche, delle catene di approvvigionamento industriali, del commercio e degli investimenti. Nessun cenno al fatto che il trattato sugli investimenti spinto dall’allora cancelliera Merkel è stato congelato. L’Europarlamento lo ha bloccato a tempo indeterminato dopo lo strappo del marzo 2021, quando per la prima volta dopo l’orrore del massacro di Piazza Tienanmen, nel 1989, l’Unione europea ha punito la Cina per abuso dei diritti umani nello Xinjiang (Pechino reagì con sanzioni personali).
Ora il dialogo è ripreso. E la notizia più interessante l’ha lanciata il South China Morning Post, quotidiano in lingua inglese di Hong Kong. I leader di Francia, Germania, Italia e Spagna sarebbero stati invitati a Pechino, data indicata novembre. Il giornale ha raccolto a Bruxelles l’informazione che Xi ha proposto l’incontro in presenza a Macron, Scholz, Draghi e Sánchez. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino dice che si tratta di «fake news». E naturalmente è sempre possibile che un giornale sbagli. Ma è anche ipotizzabile che la diplomazia cinese non voglia confermare l’apertura prima di aver ricevuto una risposta positiva dagli europei, per non perdere la faccia in caso di rifiuto. Una «fonte di alto livello» ha confermato al giornale che «gli invitati stanno discutendo una risposta».
Un vertice del genere a Pechino dimostrerebbe che la Cina, messa sotto pressione dagli Stati Uniti, cerca di evitare l’accerchiamento completo e punta sempre sulla sponda europea. Potrebbe uscirne una svolta sull’Ucraina. E poi, da quando è scoppiata la pandemia (Wuhan nel gennaio 2020) Xi è stato alla larga da ogni contatto internazionale faccia a faccia. Unica eccezione il 4 febbraio, quando a Pechino arrivò Vladimir Putin per le Olimpiadi invernali e la proclamazione della amicizia «senza limiti» tra Russia e Cina. L’invito ai quattro leader europei segnalerebbe una volontà di ripresa dei contatti personali e forse, in prospettiva, un avvio di riapertura della Cina al mondo. In ottobre a Pechino si svolgerà il XX Congresso del Partito comunista che rinnoverà le cariche per i prossimi cinque anni. Se la Cina fa piani diplomatici così importanti per novembre, è chiaro che sa già come andrà a finire il Congresso: Xi rieletto (e, forse, più dialogante).
L’obiettivo
Pressata dagli Usa, la Cina prova a spezzare l’accerchiamento con la sponda europea