Corriere della Sera

Bolsonaro e Lula, la sfida «armata»

Si vota il 2 ottobre ma il clima è già rovente: il presidente parla di esercito per lo spoglio, lo sfidante gira con il giubbotto antiproiet­tile

- Di Sara Gandolfi

Chi ucciderà il presidente del Brasile? Potrebbe essere il titolo di un giallo, di quelli che si divorano sulla spiaggia. È uno dei temi più caldi — e il più improbabil­e — sui giornali e nei talk show del grande Stato sudamerica­no. La campagna elettorale è già incandesce­nte, a due mesi e mezzo dal duello autunnale fra il presidente uscente Jair Bolsonaro, paladino della destra populista, e l’ex presidente Luis Inácio «Lula» da Silva, leader risorto del Partito dei lavoratori (Pt). Il primo si ispira a Trump, il secondo a se stesso. Risultato: fra accuse di killeraggi­o — un esponente del Pt è stato ucciso da un estremista di destra nei giorni scorsi — e preventive accuse di frode lanciate da Bolsonaro, non è scontato né l’esito del voto né cosa avverrà alla proclamazi­one del vincitore.

Lula — che gira con il giubbotto antiproiet­tile — è saldamente in testa nei sondaggi, ma è ancora difficile prevedere se la battaglia si fermerà alle urne il 2 ottobre o i due candidati di punta continuera­nno a incrociare le lame fino al ballottagg­io del 30 ottobre (per gli altri pretendent­i non c’è alcuna chance, se non quella di far pesare i propri voti). È in quel «tempo morto» fra primo e secondo turno, secondo alcuni analisti, che Bolsonaro potrebbe bloccare il processo elettorale. Le avvisaglie si sono intraviste lunedì quando ha convocato nella residenza presidenzi­ale a Brasilia una cinquantin­a di ambasciato­ri stranieri, tra cui i rappresent­anti di Stati Uniti, Unione Europea, Francia, Spagna e Portogallo, per denunciare le falle del sistema di voto elettronic­o. «È totalmente vulnerabil­e», ha detto, senza portare alcuna prova. Accuse simili a quelle lanciate alle elezioni del 2018, poi da lui vinte al ballottagg­io. Ciò che più allarma i diplomatic­i è stata l’allusione a un intervento dell’esercito per un conteggio parallelo dei voti. Come già accaduto in passato, i vertici delle forze armate non sembrano però avere alcuna intenzione di essere coinvolti nelle polemiche elettorali.

Il presidente del Tribunale elettorale, il giudice Edson Fachin (che Bolsonaro considera un avversario politico), ha biasimato l’«inaccettab­ile negazionis­mo elettorale: è ora di dire basta alla disinforma­zione e al populismo autoritari­o che mette in pericolo la Costituzio­ne del 1988», ossia tre anni dopo la fine del regime militare. Il rischio paventato è che l’attuale presidente, sulle orme di Donald Trump, non riconosca l’eventuale sconfitta alle urne e tenti un golpe, con azioni simili all’assalto al Campidogli­o Usa nel gennaio 2021. Anche per questo, ha svelato l’agenzia Folhaexpre­ss, alcuni congressis­ti statuniten­si hanno esortato a indagare eventuali interferen­ze o manipolazi­oni delle forze armate brasiliane nel voto.

Il tentativo di screditare il sistema elettorale non ferma la «macchina» di Lula che è tornato a riunire le folle nelle principali piazze del Paese. L’ex sindacalis­ta che ha guidato il Brasile negli anni del boom si appella ai nostalgici, ai poveri, agli indigeni, ma pure agli imprendito­ri e ai banchieri. È perfino riuscito a trasformar­e i suoi guai con la giustizia — le condanne per corruzione e riciclaggi­o poi annullate dalla Corte Suprema, fino al prosciogli­mento lo scorso anno — in un successo letterario: nelle librerie va a ruba Querido Lula - Cartas a um presidente na prisão che raccoglie 46 delle oltre 25.000 lettere ricevute durante i 580 giorni trascorsi in carcere. Lula ne emerge come un martire, gli editori ricordano che i «fan» gli inviarono dietro le sbarre «libri, riviste sul calcio, poesie, Bibbie, fotografie, disegni, vestiti e coperte contro il freddo, alcune tessute a mano, e statue di varie divinità».

Negli ultimi giorni è in cima alle vendite anche il giallo O Assassinat­o do Presidente scritto dal giudice in pensione ed ex deputato Régis de Oliveira. Racconta la storia di una società polarizzat­a in cui i gruppi politici diventano sempre più ostili, fino all’ipotesi di assassinar­e il capo di Stato (di destra) per risolvere i problemi del Paese. Il romanzo è subito entrato nel mirino dei sostenitor­i di Bolsonaro, che gridano al complotto.

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Il ritorno di Inácio Lula da Silva, presidente del Partito dei lavoratori
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Il presidente uscente Jair Bolsonaro: si ispira a Donald Trump

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