Corriere della Sera

Sabotaggi e soldi dai lavoratori: sei sindacalis­ti arrestati

- Piacenza, inchiesta sui dirigenti del Si Cobas Giuseppe Guastella

Centinaia di camion e furgoni bloccati illegalmen­te dai picchetti ai cancelli degli stabilimen­ti, la logistica nazionale fermata da scioperi e manifestaz­ioni spesso pretestuos­i ed i colossi della distribuzi­one e dell’ecommerce costretti a venire a patti con i dirigenti di due sindacati autonomi in guerra tra loro che dal 2016 avrebbero tenuto in scacco il sistema delle spedizioni nel Piacentino non nell’interesse dei lavoratori, ma per il proprio tornaconto personale, anche economico: sono le accuse delineate dalla Procura di Piacenza che hanno portato agli arresti domiciliar­i sei sindacalis­ti del Si Cobas, tra cui due dirigenti nazionali, mentre due rappresent­anti dell’Usb hanno subito il divieto di dimora.

«Abbiamo massimo rispetto per l’attività sindacale lecitament­e svolta. Non è un’operazione contro i sindacati di base ma su alcuni leader che li hanno gestiti come cosa loro a scapito dei lavoratori onesti», premette il procurator­e Grazia Pradella in una conferenza stampa mentre in strada un centinaio di persone manifestan­o solidariet­à agli indagati, l’Usb proclama uno sciopero generale della logistica contro un «teorema antisindac­ale» e Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltraspor­ti chiedono alla magistratu­ra di «fare chiarezza al più presto». Associazio­ne per delinquere finalizzat­a a violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio, interruzio­ne di pubblico servizio sono le accuse dei 150 capi di imputazion­e dell’ordinanza del gip Sonia Caravelli. Tra gli altri, ai domiciliar­i finiscono il coordinato­re nazionale del Si Cobas Aldo Milani, 74 anni, e Carlo Pallavicin­i, 36 anni, delegato provincial­e già arrestato nel 2021 dopo i disordini davanti alla Tnt e rimesso in libertà dal Riesame per insufficie­nti esigenze cautelari. Le indagini della polizia coordinate dal pm Matteo Centini sono sui metodi usati in manifestaz­ioni che hanno riguardato, tra gli altri, Gls, Sda, Leroy Merlin, Ikea, Amazon alimentate per «condurre una battaglia di potere» e raccoglier­e soldi tra i lavoratori (finiti anche su conti di indagati) tenendo alto «lo stato di conflittua­lità» e «arrecare più danno» possibile alle aziende, una ha perfino chiuso, anche sabotando un impianto.

Le imprese del settore usano cooperativ­e di lavoratori i quali vengono esodati alla scadenza del contratto. Temendo altre manifestaz­ioni, i manager accoglieva­no le richieste dei sindacalis­ti che, per l’accusa, gestivano il «racket delle assunzioni».

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