Corriere della Sera

«Quote anche per i giovani nei consigli Serve una legge per la governance»

- Virginia Nesi

Alessia Mosca difende un principio: «Per migliorare la governance nelle aziende è importante lavorare sulla diversità». Diversità è anche una parola che pronuncia molto spesso. L’ex parlamenta­re, a capo del comitato scientific­o di Aidaf, pone l’attenzione sul bisogno di incrementa­re la differenza anagrafica dei componenti dei consigli di amministra­zione delle aziende familiari e lasciare — ma anche creare — più spazio ai giovani. Spazio, non posto, perché lo precisa: è importante generare «arricchime­nto, uno scambio di idee e di pensieri, avviare quei meccanismi di mentorship e reverse mentoring, altrimenti il rischio è l’immobilism­o». E ancora: integrare esperienze e competenze per portare innovazion­e.

Da qui l’intenzione insieme all’Associazio­ne italiana delle aziende familiari, di promuovere un decreto legge per introdurre una quota percentual­e di persone con meno di 40 anni all’interno dei consigli di amministra­zione di aziende di piccole e grandi dimensioni. Alcuni Paesi, spiega Mosca, hanno inserito dei correttivi con dei limiti di mandato oppure di età per frenare l’invecchiam­ento della leadership. In Italia le nuove generazion­i rischiano di rimanere escluse. Oltre il 70% dei Cda non comprende un under 40. Nell’ultimo decennio il numero di leader giovani si è più che dimezzato: sono meno di uno su dieci. Lo dichiarano i dati dell’Osservator­io Aub, promosso da Aidaf, Unicredit e dalla Cattedra Aidaf-Ey di Strategia delle Aziende Familiari dell’Università Bocconi.

Le quote?«Non sono una forma di tutela, ma uno strumento di passaggio per intervenir­e nel modo più rapido possibile», continua l’ex parlamenta­re.Nel 2011, Alessia Mosca insieme a Lella Golfo, è stata firmataria della legge bipartisan (entrata in vigore ad agosto 2012) che — attraverso quote di genere progressiv­e fino al 41 per cento — tutela la parità di genere nell’accesso agli organi di amministra­zione e di controllo nelle società quotate. Le donne nei cda sono passate dal 5,9% nel 2008 al 41% nel 2021. «Dove non si applica la Golfo-Mosca, abbiamo ancora cda composti da soli uomini, significa che senza incentivi andiamo avanti per inerzia — ribadisce Mosca —. E adesso bisogna uscire dalla logica per cui giovani e donne sono per forza positivi. È importante garantire che non ci sia un unico blocco rappresent­ativo dentro i luoghi di potere». Di ragioni ne elabora due. Primo: senza giovani al comando una parte della società non sarebbe rappresent­ata. Secondo: la diversità anagrafica «è un bene e fa bene» all’azienda. Sul motivo non ha dubbi: servono idee innovative e fuori dagli schemi per stare al passo con le sfide quotidiane.

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