In Nazionale forze fresche, ma la c.t. resta Cabrini attacca: «Fallimento»
MANCHESTER Asciugate le lacrime, sogni e speranze richiusi a forza in valigia, le ragazze col pallone sottobraccio si risvegliano lontane dall’appiccicoso caldo inglese. L’Europeo della consapevolezza è già finito: Italia eliminata in un girone abbordabile, con un punto e due gol fatti in tre partite. «È un fallimento, non ci sono scuse», commenta Antonio Cabrini, ex c.t. della Nazionale, «ognuno deve prendersi le proprie responsabilità». Lo ha fatto l’attuale guida della squadra, Milena Bertolini, che pure nella gelida sala stampa dell’Academy Stadium ha ribadito la sua voglia di restare in sella: «Si riparte da me? Penso proprio di sì, il mio contratto scade il prossimo anno». Una linea che conferma anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina: «Affiancare un "doppio" a Bertolini? Chi lo dice vuole il male della Nazionale. Dobbiamo accantonare la delusione e concentrarci sulla qualificazione al Mondiale». Moldavia (il 2 settembre) e Romania (il 6) saranno decisive. «Milena ha le sue colpe. Deve farsi un esame di coscienza», l’analisi di Cabrini.
Che in Inghilterra tirasse una brutta aria lo si è capito subito, nella notte di Rotherham, con i cinque gol subiti in un tempo dalla Francia. Le azzurre hanno provato a rialzarsi, non ci sono riuscite, schiacciate da aspettative «anche eccessive — si è giuconquista
stificata Bertolini —, al di sopra di quello che è lo stato del nostro movimento, che sta crescendo ma serve altro tempo». Un punto centrale. L’Europeo certifica che la strada da fare, nonostante la recente del professionismo, è tanta. In Italia le tesserate sono circa 35mila, altri Paesi ne hanno più di 100mila: il gap è enorme. «La serie A non è allenante — continua Cabrini —. Le ragazze fanno esperienza solo in campo internazionale».
Bisogna gestire un ricambio necessario. «La Nazionale va rifondata. Teniamo le migliori, ma diamo spazio a ragazze come Bonfantini e Giugliano». Insomma, accelerare la rinfrescata al gruppo e studiare un modo per aumentare la competitività del campionato: così il pallone al femminile può rialzarsi e cancellare il fallimento europeo. Magari già dal Mondiale.