La trasformazione di Rete4, da canale delle soap a all news
Èsempre così istruttivo conoscere il pensiero di Fedele Confalonieri, ho letto un paio di volte la bella intervista con Aldo Cazzullo per il «Corriere». Non sapevo della parentela con Giovanni Borghi, il cumenda fondatore della Ignis. Subito mi sono tornati in mente i caroselli della Ignis, sia quelli legati al mondo del ciclismo con Antonio Maspes (al Vigorelli era capace di stare, telecamere accese, venti minuti in surplace davanti alla scritta Ignis), sia quelli con Nino Manfredi che celebravano il boom economico.
Confalonieri parla di tv, attribuendo a Piersilvio Berlusconi la trasformazione di Rete4 da una rete di soap opera a un canale all news. Per rispetto fingiamo di credergli, ma la trasformazione è sua, attraverso il fedele Mauro Crippa, deus ex machina dell’informazione Mediaset. La prima necessità era di tipo editoriale (contrastare l’avanzata de La7 proprio sul piano dell’informazione), la seconda di tipo politico con una decisa sterzata di stampo populista. Confessa Confalonieri: «Io sono filoleghista. Bossiano. L’unità d’Italia è stata un errore… (Salvini) mi è simpatico. Ha fatto risorgere la Lega. Ma ora dà l’impressione di parlare tanto e girare un po’ a vuoto». Comprensibile la nostalgia bossiana ma se c’è una persona lontana mille miglia da Confalonieri (anche solo per questione di gusti) questi è Salvini (è pur sempre uno che corteggiava Putin). E poi, per la legge dei vasi comunicanti, il guadagno dei populisti coincide con un danno per Forza Italia. Mistero.
C’è anche una questione linguistica molto curiosa. Confalonieri definisce Giorgia Meloni con un diminutivo: «fascistina». Che è uno di quegli aggettivi come «fascistico» o «fascistoide» che tendono a circoscrivere il rapporto di una persona con il fascismo. Che la Madonnina e la Veneranda Fabbrica del Duomo, di cui Confalonieri è presidente, ci preservino da ogni variante nera.