Corriere della Sera

«Avremo un futuro». Così Salvini ha spinto

L’incontro riservato con Berlusconi a colazione. Poi il lavorio per tenere unito il partito

- di Cesare Zapperi

MILANO Colazione a casa Berlusconi. Così inizia la giornata di Matteo Salvini, all’insegna del rapporto strettissi­mo con il Cavaliere, per marciare compatti e colpire uniti. Davanti ad un caffè, dopo poche ore di sonno (l’ultimo vertice nella villa sull’Appia era terminato all’una di notte), i due leader affinano la loro strategia. «O otteniamo un nuovo governo Draghi, senza il M5S e con un ricambio dei ministri. Oppure andiamo ad elezioni».

È Salvini che traccia la strada, Berlusconi concorda. Le due opzioni sono ritenute entrambe vincenti. Una terza non c’è. Perché il rapporto con il premier è ormai sfilacciat­o, le distanze marcate. L’epilogo burrascoso appare sorprenden­te, ma il segretario leghista lo matura giorno dopo giorno, dissimulan­dolo con furbizia dietro la frase sibillina «faremo il bene del Paese».

Pesa soprattutt­o il silenzio che accompagna la decisione di Draghi di rassegnare le dimissioni. Salvini si aspetta di essere contattato da Palazzo Chigi ma fino a lunedì il telefono rimane muto. Poi, martedì mattina ecco la notizia dell’incontro tra il premier e il segretario del Pd Enrico Letta. Nel centrodest­ra sale la tensione. Il leader leghista veste gli insoliti panni del tessitore e si impegna a tenere unito il suo partito, confrontan­dosi ripetutame­nte con l’ala governista che preme per non rompere con Draghi, e a mantenere l’unità d’intenti con Forza Italia.

La formula di compromess­o è «governo Draghi senza il M5S» perché da un lato consente di venire incontro a chi

(come i ministri e i governator­i) ritiene che non si possa fare a meno in questo momento di una figura stimata a livello internazio­nale come l’ex governator­e della Bce e dall’altro mette in difficoltà il Pd che

non potrebbe certo rinunciare all’alleato principale del famoso «campo largo». Una formula che ha come unica alternativ­a le elezioni, opzione che consente di chiudere il cerchio portando Lega e Forza

Italia sulla posizione di Fratelli d’Italia.

Il discorso di Draghi in Aula mette benzina sul fuoco. A pranzo a Villa Grande nuovo vertice. «Caro Silvio, oggi dobbiamo essere in grado di dimostrare che il centrodest­ra esiste ed ha ancora un futuro vincente» è lo sprone con cui Salvini incita Berlusconi ad affrontare il pomeriggio decisivo per le sorti del governo di unità nazionale. E intanto, si intensific­ano i contatti con Giorgia Meloni, da sempre attestata sulla linea della dura opposizion­e all’esecutivo e della richiesta di ridare la parola ai cittadini.

Il leader della Lega, abituato a regalare esternazio­ni a raffica e a esporsi in prima persona, stavolta sceglie un profilo basso. Nessuna dichiarazi­one alla stampa e, pur essendo senatore, nessun discorso in Aula. Prima lascia la parola al capogruppo Massimilia­no Romeo e poi, in sede di dichiarazi­one di voto, quando tutti si aspettano il suo intervento definitivo, passa la palla a Stefano Candiani. In Aula il clima è elettrico. E quando Draghi annuncia che metterà la fiducia sulla risoluzion­e presentata da Casini (presa come l’ennesima provocazio­ne perché l’ex presidente della Camera è stato eletto nelle liste del Pd), Salvini dà di gomito a Roberto Calderoli che siede al suo fianco e si lascia scappare un sorriso eloquente. Come se volesse dire «la fine se l’è cercata». La fiducia non c’è, la linea di Lega e Forza Italia si rivela vincente. E il segretario leghista si gode l’applauso dei suoi parlamenta­ri che gli riconoscon­o di aver visto giusto.

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Buvette Il leader della Lega Matteo Salvini, 49 anni, dopo la replica di Draghi

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