Corriere della Sera

Il Pd sotto choc: «Un momento triste»

Il sostegno rinnovato a Draghi, le riunioni febbrili, la delusione Poi Letta va in tv: «Il Paese guarda sgomento e saprà giudicare»

- Alessandra Arachi

ROMA Alle otto di ieri sera il volto provato di Enrico Letta diceva di più delle sue parole. Il segretario del Pd è intervenut­o al Tg1 e ripeteva incredulo la parola «follia» per definire una giornata «triste, drammatica». Era cominciata in tutt’altra maniera.

Al mattino in Senato nella stanza della capogruppo Simona Malpezzi si erano ritrovati i ministri del Pd Lorenzo Guerini, Andrea Orlando, Dario Franceschi­ni e il vice segretario Giuseppe Provenzano. Il clima era relativame­nte sereno. Il premier Mario Draghi aveva appena fatto le comunicazi­oni a Palazzo Madama e i parlamenta­ri del Pd facevano a gara per esternare in ogni modo tutto il loro plauso al governo.

Anche Malpezzi: «Per mettere in sicurezza il Paese e dare le risposte ai cittadini serve un rinnovato patto di fiducia». Il segretario Letta aveva poi fatto per il partito la sintesi della mattinata:«Se eravamo già convinti in questi giorni di rinnovare la fiducia al governo Draghi siamo ancora più convinti di farlo dopo averlo ascoltato».

Alle tre del pomeriggio gli interventi del capogruppo della Lega, Massimilia­no Romeo prima e dell’ex capogruppo del M5s Ettore Licheri poi, hanno gettato scompiglio tra i dem. Si cominciava a sentire la brutta aria che è poi arrivata in serata. Ma prevaleva l’incredulit­à. I telefoni hanno cominciato a squillare.

L’ex ministra Pd Roberta Pinotti uscendo dall’aula era più che perplessa: «Non ho mica capito cosa sta succedendo.

Che cosa ha voluto dire Licheri? Che tutto va male madama la marchesa, certo. Ma poi?». La presidente del Senato Casellati aveva dato un’ora e mezzo di tempo prima di riprendere la seduta. E la Pinotti: «Bene. così avrò tempo di farmi spiegare...».

Letta nel frattempo era arrivato al Senato. Si era chiuso in una stanza con il leader del M5s Giuseppe Conte e il ministro di Leu Roberto Speranza, mentre la capogruppo Malpezzi aspettava nel suo ufficio insieme alla capogruppo della Camera Debora Serracchia­ni. Che è uscita per commentare con i cronisti davanti alla porta. Un’ironia amara: «Avete novità?». A dire il vero novità, ufficialme­nte, non le aveva nemmeno Serracchia­ni: «Bisogna aspettare per capire, il sentiero è stretto. Molto stretto». Il ministro Dario Franceschi­ni usciva ed entrava dalle porte degli uffici del Pd, l’aria torva delle occasioni più difficili, così diversa dal ministro Guerini che ha dribblato i cronisti con un sorriso largo.

Quando la seduta è ripresa è toccata alla Malpezzi la dichiarazi­one di voto del Pd. Il cuore oltre l’ostacolo: «Ci sono dei momenti della vita in cui bisogna ammainare la bandiera di partito e issare quella nazionale...». Un intervento accorato, spento subito dopo dalla dichiarazi­one della capogruppo azzurra Annamaria Bernini che confermava la scelta del centrodest­ra di non appoggiare Draghi.

Mezz’ora dopo il premier ha lasciato il Senato senza aspettare la fine della seduta. Un’altra mezz’ora e il segretario Letta ha parlato al Tg1: «Gli italiani guardano sgomenti alle loro istituzion­i che hanno anteposto i loro interessi. Credo che andremo alle elezioni rapidament­e e gli italiani sceglieran­no fra chi ha voluto affossare questa esperienza di governo e chi, al di là dei propri interessi di parte, aveva scelto di portarla avanti».

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Ministri Dario Franceschi­ni, ministro dei Beni culturali, e Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, ieri al Senato tra i banchi del governo (Imagoecono­mica)

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