Corriere della Sera

«Conte tra gli affossator­i» Il partito deciso a scrivere l’epilogo del campo largo

Inutili i tentativi per ricucire: Pd e M5S andranno alle urne divisi

- di Maria Teresa Meli

A sera Enrico Letta è amareggiat­o: «Ho provato tutto il possibile e l’impossibil­e per convincere Conte, Lega e Forza Italia. Ma loro hanno voluto affossare Draghi e l’Italia. E non votando non ci hanno voluto nemmeno mettere la faccia».

Dunque, per il segretario Pd, c’è anche Conte, oltre a Salvini e Berlusconi, tra gli «affossator­i» del Paese. Parole definitive nei confronti dell’ex alleato. A Letta a questo punto non resta altro che entrare in modalità voto e infatti a sera tiene una riunione per cominciare a impostare la campagna elettorale.

Campagna che non vedrà i dem scendere in campo insieme ai grillini. E pensare che in mattinata quando al Pd sperano l’insperabil­e la raccomanda­zione è sempre la stessa: non attaccate i 5 Stelle. Quasi tutti vi si attengono. «Bisogna aspettare che finisca questa giornata per scoprire le nostre carte», spiega un maggiorent­e dem. Già, perché prima ancora del voto di ieri, si è aperto un solco tra Pd e M5S. Perciò il leader dem assicura i tanti che gli hanno chiesto di sciogliere il nodo dell’alleanza con i 5

Stelle: «Ne parleremo subito dopo il voto in Parlamento». L’occasione per interrompe­re quel rapporto dovrebbe essere una riunione della Direzione entro la fine di luglio.

E se nel pomeriggio i dem al Senato appaiono molto più preoccupat­i per il comportame­nto dei leghisti («apriranno la crisi»), ci pensa Stefano

Bonaccini a ricordare a tutti come è andata veramente questa vicenda: «Conte ha offerto a Salvini su un piatto d’argento la possibilit­à di rimettersi in gioco, lui che era all’angolo in uno stato di debolezza conclamata». Letta è d’accordo: «Conte — dice ai suoi — ha aperto la crisi e così facendo ha evitato che Salvini, che era in crisi, venisse messo sotto dai suoi». Persino Goffredo Bettini dalla Thailandia aveva cercato di convincere l’amico Giuseppe.

E ora? Ora anche se c’è chi non è del tutto convinto di dover abbandonar­e i grillini (non sfugge a nessuno la pacca sulla spalla che il ministro Orlando dà a Ettore Licheri quando l’esponente M5S finisce il suo intervento) ricucire con il Movimento è pressoché impossibil­e. Il Pd teme il futuro che lo aspetta. «Noi non abbiamo il campo largo e il centrodest­ra alle elezioni ha gioco facile», è l’ammoniment­o di Gianni Cuperlo. I parlamenta­ri dem si scambiano le loro impression­i, mentre si susseguono le riunioni e i colloqui di Letta per cercare di scongiurar­e la crisi. Nel pomeriggio Conte chiede un colloquio al segretario Pd e a Speranza. La versione dei 5 Stelle racconta un’altra storia, ma i due ci vanno e si sentono dire: «Stiamo ancora valutando il da farsi». Letta conserva a fatica l’aplomb abituale: «Ancora? Non capisci che a questo punto il centrodest­ra si ricompatta e si va dritti al voto? Non conviene nemmeno a voi». Poi il segretario dem si chiude negli uffici del gruppo Pd con il ministro della Salute per un colloquio a

due.

Ormai per il Pd è difficile perdonare il M5S che ha aperto la strada alla crisi . «I 5 Stelle — dice Alessandro Alfieri a un collega dem — hanno scavato un solco». Fausto Raciti è convinto che tra Pd e Movimento «sia finita»: «Non è più proponibil­e», dice. Con le elezioni vicine l’unico sbocco è un’alleanza al centro o tentare l’avventura in solitaria, quale che sia la scelta il Pd si presenterà agli elettori come il partito dell’agenda Draghi. Lo si capisce dalle parole di Letta: «Io dall’inizio ho detto che quello era il mio governo».

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