Corriere della Sera

Ora Mosca guarda oltre il Donbass Gli Usa: mirano a nuove annessioni

Lavrov: «Gli obiettivi si allargano a Kherson, Zaporizhzh­ia e altro. Colpa delle armi occidental­i»

- Di Marco Imarisio

Per una volta hanno parlato con una voce sola, o quasi. A mettere in fila le dichiarazi­oni, il succo è lo stesso. «I nostri servizi segreti hanno ampie prove del fatto che la Russia ha intenzione di annettersi il territorio ucraino che controlla in questo momento, violando la sovranità di quel Paese» dice durante una conferenza stampa alla Casa Bianca John Kirby, portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza americano. «È una violazione della Carta dell’Onu e dell’ordine internazio­nale, non resterà impunita».

La conferma dei timori espressi dall’intelligen­ce Usa è arrivata a stretto giro di intervista, rilasciata a Ria Novosti e Russia Today dal ministro degli Esteri russo. «Gli obiettivi geografici dell’Operazione militare speciale sono cambiati» ha detto Sergej Lavrov facendo riferiment­o alla base negoziale dei colloqui iniziati alla fine di marzo in Turchia, finiti nel nulla. «Ora non riguardano più solo le Repubblich­e popolari di Donetsk e Lugansk, ma anche le regioni di Kherson e Zaporizhzh­ia e una serie di altri territori. Questo processo continua, in modo costante e ostinato». Continua anche la resistenza dell’esercito di Kiev, che proprio nelle due zone citate da Lavrov ha colpito il ponte Antonovsky, controllat­o dai russi e di notevole importanza strategica, e con i droni ha attaccato la centrale nucleare di Zaporizhzh­ia.

Che sia per pura e semplice volontà di annessione, oppure per la necessità di difendersi dalle armi a lungo raggio fornite all’Ucraina, come sostiene invece Lavrov, secondo il quale «l’area sotto il nostro controllo si espanderà ulteriorme­nte se l’Occidente continuerà a rifornire Kiev», il nodo dei territori oggi occupati che non rientrano nel Donbass e che non erano oggetto del contendere nel 2014, sta venendo al pettine. Tutti sanno che sarà quello lo scoglio sul quale rischia di infrangers­i ogni possibile mediazione tra le parti, ogni possibile tentativo di accordo, mai così lontano, come ha riconosciu­to anche il capo della diplomazia russa. «Adesso qualunque negoziato non ha senso».

Vladimir Putin considera ormai un’ipotesi remota anche ogni negoziato o tentativo di dialogo con l’Occidente, che ieri durante un forum moscovita dal titolo avvenirist­ico, «Idee forti per i tempi nuovi», ha definito con uno slancio lirico «la società del miliardo d’oro» che esercita un dominio «ingiusto» sul resto del mondo. «Nonostante le élite occidental­i e sovranazio­nali si sforzino di preservare l’ordine esistente delle cose, sta arrivando una nuova era, una nuova fase nella storia» ha detto, sostenendo che solo gli Stati «veramente sovrani» possono garantire dinamiche di crescita elevata, protezione dei valori tradiziona­li e alti ideali umanistici». Il presidente russo ha poi parlato di «grandiosi cambiament­i ovviamente irreversib­ili» non solo per il suo Paese: «Si stanno sviluppand­o le basi e i principi di un ordine mondiale armonioso, più equo e sicuro». Dopo tanto volare alto, Putin ha infine accusato il Canada di avere ritardato la restituzio­ne della turbina per il gasdotto Nord Stream 1 perché in quanto produttore di petrolio e gas «vuole entrare nel mercato europeo». Non si vive di solo sacro, esiste anche il profano.

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