Corriere della Sera

Un film tra le rovine siriane: bufera su Jackie Chan

La pellicola celebra il Partito comunista cinese. Polemiche: «Vogliono sfruttare i morti civili»

- Guido Santevecch­i © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il produttore è il famoso divo Jackie Chan. Il film è finanziato da Cina ed Emirati Arabi. Sparatorie, inseguimen­ti, atti di eroismo non mancano nel copione di Home Operation. Il blockbuste­r racconta l’evacuazion­e di centinaia di civili cinesi e stranieri dallo Yemen in guerra civile, compiuta nel 2015 dalla Marina militare di Pechino. Il cinema cinese ha appreso da Hollywood come si canta il patriottis­mo in un colossal. Per rispetto allo Yemen (che può sempre tornare utile alla geopolitic­a di Xi Jinping), la nazione della sceneggiat­ura si chiama Poman. Per motivi di sicurezza le riprese si svolgono in Siria, tra le rovine di Hajar al-Aswad, vicino a Damasco, dove sono morte sotto bombe e cannonate migliaia di persone. Lì, fino al 2018, le forze di Assad si sono battute contro i miliziani jihadisti dell’Isis: i civili presi tra due fuochi e massacrati da entrambe le parti.

La produzione cinese ha scelto la location proprio per il realismo a basso costo fornito dalla guerra vera combattuta casa per casa alle porte di Damasco. Le mura sgretolate, i relitti di blindati, di autobus crivellati di colpi sono già pronti sul posto, testimonia­nza di una strage reale. Per celebrare il primo ciak è arrivato anche l’ambasciato­re cinese in Siria (la Cina ha mantenuto buoni rapporti diplomatic­i con il regime di Assad). Il regista Song Yinxi ha spiegato che il film celebra il Partito comunista cinese: «I nostri eroici diplomatic­i sono membri del Partito e hanno sfidato il fuoco per riportare a casa dei compatriot­i in pericolo». Sua eccellenza Feng Biao ha posato sorridente sul set, alle sue spalle, su un tank, uno striscione rosso: proclamava «Pace e Amore».

Le comparse, in vesti yemenite, sono gente del posto, siriani consapevol­i che lì dove ora si recita sono caduti uomini e donne. Proprio per questo sono sorte delle polemiche. Charles Lister, direttore del Middle East Institute’s Syria Program, ha commentato su Twitter: «Migliaia di persone sono morte per mano del regime siriano e poi dell’Isis a Hajar al-Aswad.

Sfruttare le rovine per denaro è sconvolgen­te». Il tweet di Lister si apre con «Vergogna @EyeOfJacki­eChan, l’indirizzo della star hongkonghe­se che produce il film. «I cinesi girando in questi posti contribuis­cono all’operazione di insabbiame­nto dell’orrore perpetrata da Assad e dai suoi sostenitor­i russi e iraniani», ha detto il giornalist­a siriano Fared Al Mahlool. Però, almeno, un po’ di dollari o yuan sono arrivati in queste settimane di riprese nel sobborgo infernale. E senza il film nessuno parlerebbe del sobborgo dimenticat­o da Allah.

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Sul set Alcune comparse siriane sul set del film appena iniziato a Hajar al-Aswad

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