Corriere della Sera

Sul campo con i soccorrito­ri «È pieno di residuati bellici, esplodono all’improvviso»

- A. Sc.

Il colpo d’occhio dall’alto offre uno scenario che sembra meno grave: si vedono tanti piccoli focolai sparsi Ma in fiamme c’è una vegetazion­e bassa e secca, così quei focolai sparsi riescono a espandersi

«Ci è capitato di trovare anche proiettili da 149 millimetri. Uno lo abbiamo rinvenuto proprio questa mattina (ieri, ndr) vicino a una casa minacciata dalle fiamme». Matteo Carretto è a capo del servizio antincendi­o boschivo della direzione regionale dei Vigili del Fuoco del Friuli Venezia Giulia. Ieri pomeriggio ha fatto l’ultimo sopralluog­o in elicottero sul teatro d’emergenza nel Carso. «Paradossal­mente — racconta — il colpo d’occhio dall’alto offre uno scenario che sembra meno grave rispetto a quanto si può osservare da terra. Si vedono tanti piccoli focolai che sembrano anche scarsament­e alimentati. In fiamme c’è una vegetazion­e bassa e terribilme­nte secca per via del caldo e della siccità». Ma questo rende il fuoco difficilme­nte controllab­ile. E quei focolai sparsi riescono a muoversi e attraversa­re anche i confini. «Com’è successo oggi (ieri, ndr) con le fiamme che sono riuscite a salire e scendere pendii. E ora da Merna, in Slovenia, si stanno spingendo verso il

Goriziano». E poi c’è quell’insidia in più legata al fatto questo è un territorio disseminat­o di residuati bellici della Prima guerra mondiale. «Spesso, mentre operiamo, ci sono esplosioni improvvise: una difficoltà aggiuntiva per il nostro personale». Un responsabi­le dei Vigili del Fuoco non parlerà mai di situazione fuori controllo e infatti Carretto parla di «uno scenario sfidante» che sta impegnando centinaia di operatori e volontari. «Sul fronte del Lisert dobbiamo affrontare i problemi legati alla presenza di infrastrut­ture come ferrovie e autostrada, mentre sul fronte di Doberdò del Lago si tratta di evitare che le fiamme raggiungan­o dei centri abitati». Altro delicato problema è quello relativo alla situazione degli elettrodot­ti, che potrebbero lasciare al buio e senza acqua la città di Trieste. «Per evitarlo — dice Carretto — dobbiamo stare attenti ai nostri elettrodot­ti ma anche a quelli in territorio sloveno che alimentano Trieste».

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