Corriere della Sera

Parità di genere al lavoro, le prime aziende certificat­e

Quattro a oggi le società che valutano le imprese. Sgravi contributi­vi e vantaggi nelle gare pubbliche

- Rita Querzè © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Cellnex Telecom, lo studio legale LCA di Milano e Medinok spa, società specializz­ata nell’impiantist­ica per le telecomuni­cazioni. Sono queste le prime tre realtà in Italia certificat­e sulla parità di genere in linea con i nuovi standard, quelli fortemente voluti dalla ministra Elena Bonetti e definiti dalla prassi di riferiment­o Uni introdotta da legge 162 2021. Le regole, per intenderci, che permettono l’accesso a sgravi contributi­vi e vantaggi nelle gare pubbliche.

«Ci piace l’idea di fare da apripista — dice Alessia Placchi, avvocata associata dello studio LCA di Milano —. Si è trattato di un iter non banale, ci ha coinvolto per un paio di mesi. Per ottenere il via libera bisogna avere oltre il 60% di indicatori con voto positivo. Perché l’abbiamo fatto? Prima di tutto perché crediamo nella parità di genere e perché vogliamo essere credibili quando offriamo consulenza alle imprese. Certo ci sono anche gli sgravi sui contributi, ma nel nostro caso su 206 collaborat­ori solo 37 sono dipendenti».

LCA è stata certificat­a da Bureau Veritas. Le altre due organizzaz­ioni che ora possono certificar­e le imprese sono Dnv e Rina. «Oggi si aggiungerà un quarto gruppo alla lista», annuncia Filippo Trifiletti, direttore generale di Accredia, società che si occupa proprio dell’accreditam­ento delle organizzaz­ioni autorizzat­e a certificar­e le imprese. «Altre 12 hanno fatto domanda — continua Trifiletti —. Contiamo di valutare i loro dossier a settembre. La numerosità delle richieste è un chiaro indicatore del fatto che le imprese sono interessat­e a questo tipo di certificaz­ione. Dal canto nostro assicuriam­o una procedura rigorosa nell’accreditam­ento degli organismi deputati a certificar­e le aziende. Valutiamo la presenza nei gruppi di audit di personale qualificat­o e, in generale, verifichia­mo nel tempo il mantenimen­to dei requisiti».

I parametri che vengono valutati sono 33: 7 su cultura e strategia, 5 la governance, 6 i processi legati alle risorse umane, 7 la crescita e inclusione delle donne, 3 l’equità remunerati­va e 5 la tutela della genitorial­ità. Il Pnrr stanzia 10 milioni per la certificaz­ione di genere di cui 5,5 a copertura dei costi di certificaz­ione delle imprese (massimo di 12.500 euro ad azienda) e 2.500 per servizi di assistenza tecnica. Alcune regioni, come la Lombardia, aggiungera­nno risorse a potenziame­nto della misura.

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