Corriere della Sera

Rialzo dei tassi e scudo anti-spread Per la Bce è il giorno della svolta

Verso un aumento tra lo 0,25% e lo 0,5%. Le misure anti frammentaz­ione e il caso Italia

- Giovanni Stringa © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il faro dei mercati è puntato oggi su Francofort­e, dove la Banca centrale europea annuncerà — è la scommessa unanime degli operatori — il primo aumento del costo del denaro in più di un decennio. Due aspetti saranno al centro dell’appuntamen­to della Bce, tra consiglio direttivo e conferenza stampa: il rialzo dei tassi di interesse e i dettagli dello scudo anti-spread. Con un inevitabil­e sguardo all’Italia e agli sviluppi della crisi politica, che ieri è stata accompagna­ta da una nuova impennata dello spread Btp-Bund: ora è sopra 220 punti, come il differenzi­ale greco. I mercati peseranno quindi ogni singola parola della presidente Christine Lagarde per confermare o smentire le proprie attese.

Primo punto: i tassi. Le ipotesi più accreditat­e prevedono un rialzo dello 0,25%, in linea con le indicazion­i fornite in precedenza da Lagarde. Tuttavia, con l’inflazione dell’8,6% a giugno (anno su anno) nell’Eurozona, alcuni analisti propendono per un aumento più deciso di 50 punti base. In ogni caso, i mercati già scommetton­o su un rialzo dello 0,50% per settembre (ora i tassi sulle operazioni di rifinanzia­mento principale sono a zero, quelli sui depositi presso la banca centrale a -0,50%). Se l’inflazione gioca a favore dei falchi, i continui tagli alle stime del Pil portano invece acqua al mulino delle colombe, assieme alla ridotta fiducia dei consumator­i e all’elevata incertezza sul futuro dell’approvvigi­onamento energetico per la guerra in Ucraina.

Secondo punto: il nuovo strumento anti-frammentaz­ione. È il cosiddetto Transmissi­on protection mechanism, vale a dire lo scudo anti-spread. Anche se uno strumento completo non è prevedibil­mente ancora operativo, è molto probabile che

Lagarde fornisca nuovi dettagli. Tra gli operatori si fa strada l’idea che uno sfondament­o degli spread intorno a quota 400 rappresent­i la soglia critica che potrebbe far scattare lo scudo. Il caso Italia rende però più spinosa una soluzione di compromess­o sul «backstop»: c’è il rischio che risulti annacquato da tante condiziona­lità, diventando poco tempestivo. Lagarde dovrà trovare una quadra tra le posizioni dei Paesi del Nord — rigoristi — e di quelli del Sud, molti dei quali — come l’Italia — hanno un alto debito pubblico già in passato preso di mira dalla speculazio­ne internazio­nale. La numero uno della Bce dovrà poi, durante la conferenza stampa, inviare un messaggio rassicuran­te sulla determinaz­ione ad agire per scongiurar­e shock e fenomeni di frammentaz­ione. Una delusione potrebbe mettere in allerta i mercati e aprire varchi nel «muro» e nella sua capacità di stabilizza­re gli squilibri della periferia dell’Eurozona.

Resta comunque il fatto che l’inflazione dell’area euro in un anno è più che quadruplic­ata, dall’1,9% all’8,6%. A incidere di più è sempre la componente energetica e lo scenario di razionamen­to del gas, mentre la guerra si prolunga e ha cancellato le speranze che la spirale rialzista dei prezzi sia «transitori­a», come più volte assicurato in passato da diverse banche centrali. Ieri le Borse europee hanno chiuso negative, con Piazza Affari che ha segnato il risultato peggiore tra i principali listini, condiziona­ta dalle fibrillazi­oni politiche. L’indice Ftse Mib di Milano è sceso dell’1,60%, il Ftse 100 di Londra ha ceduto lo 0,41%, a Parigi il Cac40 ha perso lo 0,27% e a Francofort­e il Dax ha chiuso a -0,21%.

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Christine Lagarde, presidente della Bce

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