Rialzo dei tassi e scudo anti-spread Per la Bce è il giorno della svolta
Verso un aumento tra lo 0,25% e lo 0,5%. Le misure anti frammentazione e il caso Italia
Il faro dei mercati è puntato oggi su Francoforte, dove la Banca centrale europea annuncerà — è la scommessa unanime degli operatori — il primo aumento del costo del denaro in più di un decennio. Due aspetti saranno al centro dell’appuntamento della Bce, tra consiglio direttivo e conferenza stampa: il rialzo dei tassi di interesse e i dettagli dello scudo anti-spread. Con un inevitabile sguardo all’Italia e agli sviluppi della crisi politica, che ieri è stata accompagnata da una nuova impennata dello spread Btp-Bund: ora è sopra 220 punti, come il differenziale greco. I mercati peseranno quindi ogni singola parola della presidente Christine Lagarde per confermare o smentire le proprie attese.
Primo punto: i tassi. Le ipotesi più accreditate prevedono un rialzo dello 0,25%, in linea con le indicazioni fornite in precedenza da Lagarde. Tuttavia, con l’inflazione dell’8,6% a giugno (anno su anno) nell’Eurozona, alcuni analisti propendono per un aumento più deciso di 50 punti base. In ogni caso, i mercati già scommettono su un rialzo dello 0,50% per settembre (ora i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principale sono a zero, quelli sui depositi presso la banca centrale a -0,50%). Se l’inflazione gioca a favore dei falchi, i continui tagli alle stime del Pil portano invece acqua al mulino delle colombe, assieme alla ridotta fiducia dei consumatori e all’elevata incertezza sul futuro dell’approvvigionamento energetico per la guerra in Ucraina.
Secondo punto: il nuovo strumento anti-frammentazione. È il cosiddetto Transmission protection mechanism, vale a dire lo scudo anti-spread. Anche se uno strumento completo non è prevedibilmente ancora operativo, è molto probabile che
Lagarde fornisca nuovi dettagli. Tra gli operatori si fa strada l’idea che uno sfondamento degli spread intorno a quota 400 rappresenti la soglia critica che potrebbe far scattare lo scudo. Il caso Italia rende però più spinosa una soluzione di compromesso sul «backstop»: c’è il rischio che risulti annacquato da tante condizionalità, diventando poco tempestivo. Lagarde dovrà trovare una quadra tra le posizioni dei Paesi del Nord — rigoristi — e di quelli del Sud, molti dei quali — come l’Italia — hanno un alto debito pubblico già in passato preso di mira dalla speculazione internazionale. La numero uno della Bce dovrà poi, durante la conferenza stampa, inviare un messaggio rassicurante sulla determinazione ad agire per scongiurare shock e fenomeni di frammentazione. Una delusione potrebbe mettere in allerta i mercati e aprire varchi nel «muro» e nella sua capacità di stabilizzare gli squilibri della periferia dell’Eurozona.
Resta comunque il fatto che l’inflazione dell’area euro in un anno è più che quadruplicata, dall’1,9% all’8,6%. A incidere di più è sempre la componente energetica e lo scenario di razionamento del gas, mentre la guerra si prolunga e ha cancellato le speranze che la spirale rialzista dei prezzi sia «transitoria», come più volte assicurato in passato da diverse banche centrali. Ieri le Borse europee hanno chiuso negative, con Piazza Affari che ha segnato il risultato peggiore tra i principali listini, condizionata dalle fibrillazioni politiche. L’indice Ftse Mib di Milano è sceso dell’1,60%, il Ftse 100 di Londra ha ceduto lo 0,41%, a Parigi il Cac40 ha perso lo 0,27% e a Francoforte il Dax ha chiuso a -0,21%.