Corriere della Sera

Lassù, c’è un bronzo

Prima medaglia italiana: Elena, 30 anni, dietro l’australian­a Patterson e l’ucraina Mahuchikh

- di Gaia Piccardi

Vallortiga­ra vola a 2 metri: è podio «Stagioni difficili, infortuni, delusioni Mi sono detta: qui siamo tutte uguali» Simeoni commossa: «Voleva lasciare»

EUGENE «Adoro stare con me stessa: sono la mia migliore amica». Quando si è scoperta satura della solitudine dei numeri primi, lassù a due metri d’altezza in un luminoso pomeriggio di luglio a Eugene, Oregon, Elena Vallortiga­ra da Schio ha deciso di tornare sulla terra per concedersi, dopo 30 anni e 301 giorni di spasmodica attesa, il brindisi che aspettava da una vita.

È nata così, in fondo a un viaggio esistenzia­le che avrebbe scoraggiat­o chiunque («Vengo da stagioni difficili, di infortuni e delusioni, in cui è andato male quasi tutto») e dopo una qualificaz­ione dirimente («Mi ero data un ultimatum: se non fossi passata, non avrei continuato»), la medaglia di bronzo iridata che dà respiro all’Italia e allunga la carriera a Elena, vergine ascendente vergine, forte come il fil di ferro sotto una nuvola di pensieri negativi, esempio di longevità e resilienza senza sapere di esserlo: «Per carità, rispetto ai cinque ori olimpici di Tokyo io non sono nessuno. All’Olimpiade non ero entrata nemmeno in finale, ci tenevo a riscattarm­i ma una medaglia mondiale mi sembrava fuori da ogni logica, ai grandi appuntamen­ti ero sempre arrivata acciaccata. Poi mi sono ritrovata in pedana, senza stress, contro le saltatrici migliori del mondo. E mi sono detta: sotto l’asticella siamo tutte uguali».

L’australian­a Patterson oro a sorpresa (2,02), l’ucraina 20enne Mahuchikh argento per la sua terra tormentata e poi lei, il talento veneto biondo inesploso per bassa autostima, «nonna Elly» scherza Elena in un post su Instagram in cui fa la maglia in tribuna, aspettando il suo momento.

C’è posto per tutti sulla corriera che scarica brutalment­e Warholm dai 400hs di Dos Santos e il favoritiss­imo Ingebrigts­en dai 1500 di Wightman, Vallortiga­ra ci sale in corsa, quasi fuori tempo limite, con sei salti perfetti, scavalcand­o due metri per la seconda volta in vita sua a quattro anni dal primo volo a planare oltre l’eccellenza (22 luglio 2018, Diamond League a Londra, 2,02) e bruciando sul podio l’altra ucraina fuggita alle bombe, Iryna Gerashchen­ko. Ma così, forse, è ancora più bello: «Sento di portarmi dietro un grande bagaglio di esperienza negativa però fondamenta­le per la mia crescita. Mi sono sempre sforzata di pensare positivo, di credere che le cicatrici si possono curare». Un bronzo come penicillin­a. «In gara sono rimasta tranquilla anche quando ho rotto una scarpa, tra i salti mi concentrav­o sulla musica per non pensare a niente, tanto che a un certo punto ho rischiato di addormenta­rmi! Con la medaglia, sul podio, credevo di crollare emotivamen­te, invece mi scopro serena».

Festeggian­o Schio e Siena, la città di coach Stefano Giardi, dove Elena si è trasferita sei anni fa, non senza traumi («Non è facile fare amicizie. Almeno per me, che non sono mai stata un animale sociale. All’inizio mi ero incaponita e ci stavo male, poi sono tornata nel mio silenzio e sono stata benissimo»). Si commuove Sara Simeoni, la pioniera che Vallortiga­ra ha studiato su YouTube: «La conosco sin da bambina, ha sofferto tanto, voleva lasciare lo sport. Ho cercato di starle vicina quando era in crisi, umana e tecnica: se i risultati non arrivano, l’asticella diventa un muro. Però ora, fi

Curare le cicatrici Mi porto dietro esperienze negative, però fondamenta­li per la mia crescita. E ora un gelato

nalmente, Elena sa quanto vale».

È una gioia sobria e dolente quella di Elena Vallortiga­ra, molto poco affine ai party italiani da strapaese, erano 11 anni che non arrivava una medaglia mondiale nell’alto femminile (Daegu 2011, bronzo dell’indimentic­ata Antonietta Di Martino), gli dei dell’atletica si sono decisi a sanare una palese ingiustizi­a. Lei ringrazia ogni membro del suo team, accenna a un fidanzato calabrese trapiantat­o a Siena e a un gelato («Il mio punto debole») con cui gratificar­si. Fatti un compliment­o, Elena, coraggio. «Se c’è una cosa in cui sono stata brava, è non aver mollato mai».

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Stile Elena Vallortiga­ra, 30 anni, veneta di Schio, nella finale dell’alto al Mondiale di Eugene, dove saltando 2 metri ha conquistat­o un bronzo. Il suo personale è 2,02 (Afp)

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