Corriere della Sera

La base dei mercenari scoperta da una foto postata sui social: l’effetto «Open source»

Le nuove forme della «guerra d’intelligen­ce»

- Dalla nostra inviata a Leopoli Marta Serafini

Dici Popasna e dici Osint, Open source intelligen­ce, dopo che i servizi segreti di Kiev sono risaliti alla posizione di una base Wagner bombardata due giorni fa grazie a una fotografia postata in rete dal blogger filorusso Sergei Sreda.

Nota come una delle compagnie di contractor più potenti del mondo, la Wagner, sebbene Mosca neghi costanteme­nte la sua presenza negli scenari di guerra che coinvolgon­o la Russia, dalla Siria passando per il Mali fino all’Ucraina, ha legami fortissimi con il Cremlino.

A tradire la posizione della base di Popasna, una fotografia che ritrae alcuni militari della Wagner scattata durante la visita del blogger Sreda al fronte. Un’insegna ha aiutato a ricostruir­e nel dettaglio l’indirizzo. Nei giorni precedenti su Telegram erano circolate immagini che mostravano il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, in visita alla base. Altre briciole di pane che hanno portato all’edificio.

Al di là dei risvolti strategici del raid, questo è un chiaro esempio di come l’Osint — ovvero l’utilizzo di immagini satellitar­i commercial­i, strumenti di geolocaliz­zazione, tracciamen­to dei voli, comunicazi­oni in chiaro, post sui social media, produzioni video, software di riconoscim­ento facciale e analisi vocale — stia giocando un ruolo fondamenta­le ma spesso trascurato in questa guerra.

Certo, non è il primo caso. Si pensi al lavoro fatto dalla piattaform­a Bellingcat sulle armi chimiche in Siria. O alle indagini degli esperti di antiterror­ismo per individuar­e i leader dell’Isis e di Al Qaeda.

L’Osint gioca un ruolo fondamenta­le anche nella cosiddetta «informatio­n war». Grazie ad essa, gli esperti hanno scoperto in anticipo un tentativo delle autorità filorusse delle Repubblich­e autoprocla­mate di Donetsk e di Lugansk di attribuire alle Forze armate ucraine un attacco false-flag contro civili russi. Investigan­do sui metadati di un video girato il 18 febbraio — cinque giorni prima dell’invasione russa — gli analisti hanno dimostrato come la sua diffusione fosse un tentativo pianificat­o di innescare le ostilità dipingendo l’esercito ucraino come aggressore.

Per l’analista ed esperta Caroline Rose, del think tank statuniten­se The New Lines Institute for Strategy and Policy, uno dei più significat­ivi esempi del ruolo dell’Osint nell’individuaz­ione dei crimini di guerra è Bucha. Quando le Forze armate ucraine vi sono entrate, hanno subito identifica­to una serie di corpi. Una volta emerse le foto delle atrocità, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha parlato di una messinscen­a architetta­ta a seguito della ritirata russa il 30 marzo. Tuttavia le immagini satellitar­i di Maxar Technologi­es hanno mostrato come almeno 11 corpi fossero sparsi per le strade oltre tre settimane prima della partenza delle Forze armate di Mosca.

Metodi simili sono stati impiegati anche il 9 marzo, quando i militari russi hanno bombardato l’ospedale di maternità n. 3 di Mariupol. Di fronte alle immagini di donne che evacuavano in barella, i funzionari russi hanno definito le foto dei falsi accusando le donne di essere delle attrici. Ma anche in questo caso le tecniche di Osint hanno contribuit­o a limitare la propaganda russa.

Le immagini satellitar­i hanno smascherat­o le falsità di Mosca sulle torture ai civili

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(Aktas/Afp) Donne armate Due donne dell’esercito ucraino in tenuta mimetica mentre preparano i fucili d’assalto e l’equipaggia­mento

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