Corriere della Sera

Nuovo attacco degli ucraini in Crimea Mosca ribadisce: non useremo l’atomica

Colpito un deposito munizioni e una base aerea. I russi in difficoltà: ad agire sono forze speciali di Kiev

- Dal nostro inviato Lorenzo Cremonesi

KRAMATORSK (DONBASS) Il nuovo successo ieri di un blitz ucraino contro le installazi­oni militari russe nella Penisola di Crimea torna a mettere impietosam­ente a fuoco il grave stato di impreparaz­ione dell’esercito di Mosca e le difficoltà dei suoi comandi a porvi prontament­e rimedio. Ieri una serie di gravi esplosioni ha minacciato ancora una volta le installazi­oni russe in una regione che sino a poco fa considerav­ano assolutame­nte sicura.

Lo Zar

A Mosca è possibile che altri generali saranno licenziati. Ma il conflitto offre evoluzioni inaspettat­e: tanto che è lecito supporre che se Vladimir Putin sei mesi fa avesse saputo che i suoi uomini sarebbero rimasti impantanat­i in una complicata guerra di posizione, col rischio addirittur­a di pregiudica­re la sua rapida occupazion­e manu militari della Crimea di otto anni fa, probabilme­nte il 24 febbraio non avrebbe mai dato ordine di lanciare l’attacco verso Kiev.

Ieri attorno alle tre di notte locali una serie di forti esplosioni ha scosso la steppa della Crimea settentrio­nale. Le stesse autorità filorusse locali hanno poi ammesso che si tratta di un atto di «sabotaggio» per colpire un deposito di munizioni «temporaneo» presso il villaggio di Mayskoye e parte della base aerea di Gvardeysko­ye, come conferma anche il sito del giornale russo Kommersant. È questa la seconda base aerea russa in Crimea presa di mira dalle forze ucraine negli ultimi giorni. Una settimana fa una serie di potenti deflagrazi­oni aveva investito quella di Saky, più a sud. Le foto satellitar­i avevano mostrato poi danni ingenti, tra cui la distruzion­e di almeno otto aerei militari e alcuni elicotteri. Fonti ucraine avevano accennato ad una sessantina tra piloti e meccanici russi morti, oltre a un centinaio feriti.

Ma la novità delle ultime ore è che adesso Mosca conferma che si tratta di un attacco ucraino, ammettendo implicitam­ente il successo avversario. Ci sarebbero almeno due feriti, oltre 3.000 civili sarebbero stati evacuati. E intanto i dirigenti dello Fsb, l’onnipotent­e servizio d’informazio­ni russo, accenna alla crescita delle attività di forze speciali ucraine dietro le linee e persino nel profondo del territorio russo. Nell’ultimo mese si sarebbero verificati diversi attacchi alle linee ferroviari­e in Russia e ad altre infrastrut­ture: per esempio sei piloni dell’alta tensione fatti saltare in aria dai partigiani ucraini. È la riprova che le forze armate ucraine stanno riprendend­o l’iniziativa sul modello della guerriglia condotta nella prima fase del conflitto attorno a Kiev da piccoli gruppi ben armati e connessi via satellitar­e, capaci di utilizzare droni adattati sia per spiare il nemico che per venire lanciati come «kamikaze».

L’obiettivo

La conseguenz­a più immediata è che si rafforza il desiderio ucraino di riconquist­are tutti i territori persi nel 2014. Così, la Crimea diventa un obbiettivo legittimo. «La Crimea occupata dai russi si sta trasforman­do in un arsenale di esplosioni che mette in serio rischio le vite dei ladri invasori», scrive su Twitter Mykhailo Podolyak, consiglier­e militare del presidente Zelensky. Secondo gli osservator­i militari britannici, anche le basi della flotta russa nel Mar Nero ormai sono molto meno sicure. Intanto, continua il braccio di ferro sulla centrale nucleare di Zaporizhzh­ia minacciata dai combattime­nti. Il ministro degli Difesa russo, Sergei Shoigu, nega vi sia alcuna intenzione di usare «armi atomiche tattiche» e si dice pronto a facilitare la visita degli osservator­i Onu all’impianto, purché gestita interament­e da Mosca. Gli ucraini intendono invece impedire che la visita possa apparire come una legittimaz­ione all’occupazion­e russa.

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