Corriere della Sera

Dall’Olanda alla Sicilia, il caro-megawattor­a ipoteca la crescita

Nei Paesi Bassi chiude una delle maggiori fonderie di zinco in Europa. In Italia siderurgia in affanno

- Fabio Savelli

Una delle più grandi acciaierie di zinco d’Europa, la Nyrstar di Budel in Olanda, ha annunciato ieri la chiusura dal primo settembre. Tutta colpa del caro energia. Ma anche in Italia i rincari del Megawattor­a mettono alla prova l’industria siderurgic­a. L’ultimo esempio in Sicilia. Dopo le chiusure di giugno e luglio si ferma anche per tutto il mese di agosto Acciaierie di Sicilia, lasciando a casa 500 lavoratori tra diretti e indiretti. La società del gruppo Alfa Acciai a Catania produce tondini per cemento armato.

Altrove si procede alla produzione per fasce serali perché in questi periodi della giornata l’energia costa meno. Le fabbriche anticipano e allungano le ferie e, in molti casi, concordano qualche altra settimana di cassa integrazio­ne preventiva da «spendere» se alla volta di settembre la situazione non dovesse migliorare. Lo confermano i sindacati metalmecca­nici. In Veneto le Acciaierie Beltrame sono ferme per i mesi di luglio e agosto e riprendera­nno a settembre. Le Acciaierie Valbruna hanno già fermato alcuni reparti.

Nel decreto Aiuti bis ci sono 3,373 miliardi di euro per finanziare il credito d’imposta a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica e gas naturale. Una misura ottenuta dopo feroci contrappos­izioni tra il Mite e il Mise. Dice Gianclaudi­o Torlizzi, esperto di commodity, che «l’incidenza del caro energia sul costo di produzione di acciaio è balzata a 350 euro per tonnellata, secondo il mio modello, portando così a zero la marginalit­à di un impianto a forno elettrico. Prepariamo­ci a fermate produttive e casse integrazio­ni a settembre». Un avvertimen­to che ha il sapore di profezia. Uno dei principali player nel comparto della siderurgia fermerà questa estate gli impianti per quattro settimane. «Più che un crollo prezzi, come la maggior parte degli utilizzato­ri pensa, si stanno invece creando le condizioni per una stretta in autunno».

I dati forniti da Federaccia­i indicano che la bilancia dell’acciaio tricolore si è fermata a 1,87 milioni di tonnellate di produzione. Se escludiamo il 2020, per trovare un sesto mese dell’anno peggiore bisogna scorrere le statistich­e fino a giugno 2009 quando ci si fermò a quota 1,7 milioni di tonnellate. A pesare sui volumi è stata la combinazio­ne di arresto della domanda e alti costi energetici, che hanno ridotto i ritmi produttivi. Nel confronto annuo invece il calo è dell’ordine del 4%, per 12,23 milioni di tonnellate prodotte in sei mesi. Se confrontia­mo il dato con il 2020 e il 2019, notiamo che, rispetto al periodo peggiore della pandemia, la produzione resta superiore di un 20,9%, mentre rispetto all’anno pre-Covid paga un -2,5 per cento.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy