Chi uccide i pesci dell’Oder?
Affiorano a migliaia nelle anse del fiume che bagna Germania, Polonia e Repubblica Ceca Pesa l’inquinamento, ma anche il climate change
Le difficoltà
Le autorità tedesche e polacche faticano a coordinarsi nelle indagini sul disastro
La taglia
Varsavia ha promesso una ricompensa di 210.000 euro a chi indicherà i responsabili
Decine di migliaia di pesci morti, tonnellate, a galla da fine luglio nelle acque dell’Oder, il fiume — generalmente considerato pulito — che attraversa Repubblica Ceca, Germania e Polonia per sfociare nel Baltico. Una visione da piaga biblica, che investe un centinaio di chilometri di costa fluviale tra la Polonia e due Stati della Germania orientale, il MeclemburgoPomerania Anteriore e il Brandeburgo: le autorità dei due Paesi sembrano stentare a coordinarsi nelle indagini e nella risoluzione del problema, ma concordano nel definire la moria di pesci nell’Oder un «disastro ambientale».
Duemila poliziotti tra Germania e Polonia, trecento pompieri, persino l’esercito e centinaia di cittadini volontari stanno aiutando a rimuovere le migliaia di pesci morti dalla costa, finora più di 10 tonnellate. Ma il mistero rimane. Cosa è successo?
Le prime segnalazioni di pesci morti alle autorità ambientali sono state da parte di pescatori polacchi il 26 luglio. Le autorità tedesche hanno protestato per essere state avvertite in ritardo, cioè solo la settimana scorsa, quando il problema ha iniziato — letteralmente — a venire a galla.
I media tedeschi hanno ipotizzato un avvelenamento da mercurio, e il governo polacco ha posto una ricompensa a chi segnali alle autorità eventuali colpevoli di quello che è ritenuto uno sversamento in acqua di sostanze chimiche. L’ipotesi di un inquinamento di origine industriale è stata da subito la più accreditata a livello ufficiale. A fine luglio le prime analisi avevano individuato dosi elevate nell’acqua di altri inquinanti «classici», come il solvente mesitilene. Ma test seguenti non le hanno più riscontrate. E nel complesso la tesi del singolo reato ambientale, da sola, non spiega questa catastrofe.
Dalle analisi di laboratori polacchi e tedeschi, per esempio, non risultano avvelenamenti da mercurio ma un anomalo livello di salinità: la ministra polacca dell’Ambiente Anna Moskwa lo ha confermato domenica. Sono ancora in corso studi tossicologici completi. L’autorità veterinaria statale polacca ha testato sette specie di pesci morti e ha escluso il mercurio, e simili test condotti in Germania hanno dato identici risultati.
Eppure le autorità, soprattutto polacche, continuano a non escludere l’ipotesi rifiuti chimici. Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha dichiarato venerdì che «enormi quantità di sostanze chimiche» sono state scaricate intenzionalmente nel fiume, causando danni ambientali così gravi che «ci vorranno anni prima che il corso d’acqua si riprenda». E ha riconosciuto che alcuni funzionari sono stati «lenti» a reagire, e due sono stati licenziati. Il ministro degli Interni polacco ha posto una ricompensa di 1 milione di zloty (210.000 euro) per chiunque aiuti a rintracciare i responsabili.
Ma una spiegazione che diventa più convincente di ora in ora viene dagli studi del centro di ricerca tedesco Leibniz Institut, un autorevole ente di ricerca non universitario.
Secondo i loro biologi il problema ha più fattori, è cioè ambientale: tra questi ci sono «basso livello dell’acqua, quindi spazio vitale ridotto per i pesci, e la recente ondata di caldo». Il loro biologo ittico Christian Wolter in questi giorni è spesso sui media e spiega, ad esempio, a Deutsche Welle che «quando i pesci sono stressati consumano più ossigeno». E lo sono: le acque dell’Oder — come quelle del Reno, giunto in certi punti a un metro e mezzo di profondità, minimo storico — non sono mai state basse come quest’estate. La situazione è stata poi peggiorata, sì, dallo sversamento di acque reflue nel fiume. «Tutto legale, e normalmente non creerebbe problemi. Ma l’acqua è così bassa che cambiano le proporzioni tra gli elementi chimici». E l’ossigeno, spiega Wolter, sarebbe «troppo poco, e non troppo». E il problema è «probabilmente più profondo». Il mistero dei pesci morti, cioè, potrebbe essere l’ennesima «piaga biblica» causata dal climate change.