Corriere della Sera

L’escalation di violenza dei trapper «Ti ammazziamo perché sei nero»

Monza, arrestati «Traffik» e «Jordan Jeffrey Baby». A Olbia «Elia 17 Baby» ferisce un turista

- Federico Berni Alberto Pinna

Non è solo scena. Non sono solo pose da gangster. Sono risse, coltellate vere, rapine, reati gravi, minacce e frasi razziste. Fatti autentici come i guai in cui finiscono tanti giovani trapper nostrani, anche se forse l’unico motore che li spinge, molto spesso, è l’effimera ricerca di notorietà. Far parlare di sé. Ma appunto non per dischi, tracce, rime, produzioni, che non sembrano dare loro le soddisfazi­oni sperate. Bensì per azioni scellerate da pubblicare, puntando sulla sete insaziabil­e del popolo social.

Le ultime cronache arrivano dalla Sardegna, dove il romano Elia Di Genova, noto nella scena capitolina come Elia 17 Baby (già arrestato per droga) è accusato di tentato omicidio per una coltellata inferta a un 34enne che rischia la paralisi. E dalla Brianza, dove due 25enni, il trapper monzese Jordan Jeffrey Baby (Jordan Tinti) e il romano Gianmarco Fagà, alias Traffik (entrambi con una serie di denunce e processi alle spalle) sono stati arrestati perché avrebbero rapinato un immigrato africano al grido di «ti ammazziamo perché sei nero» alla stazione dei treni: il tutto documentat­o da un video finito su Youtube.

Ma questa è anche l’estate della rivalità tra le bande al seguito di Simba La Rue e Baby Touché, che per ora è sfociata in nove arresti (tra cui Simba e alcuni suoi seguaci) con accuse di sequestro di persona.

A Porto Rotondo

I fatti che coinvolgon­o Di Genova avvengono a Porto Rotondo, e nascono da una lite fra due gruppi di giovani che si erano radunati sulla spiaggia di Marinella fra sabato e domenica, dopo una serata a vagare nelle discoteche della costa. Di Genova, che si trovava in vacanza in Costa Smeralda da una settimana, e altri tre romani sarebbero stati rimprovera­ti da un giovane sassarese di 34 anni, e da un suo amico, perché importunav­ano alcuni clienti da poco usciti da un vicino locale. Spintoni, pugni e calci. Sembra finita lì ma pochi minuti dopo la zuffa riprende. Qualcuno tira fuori un coltello e il sassarese, colpito alla schiena in un punto molto delicato, si accascia. Di Genova viene arrestato, mentre gli amici sono stati denunciati per lesioni e rissa.

In stazione

Per avere notizie di Jeffrey Baby e Traffik bisogna spostarsi nel sottopassa­ggio della stazione di Carnate, in provincia di Monza. L’accusa è di aver preso di mira un nigeriano 41enne, in pieno pomeriggio, mentre percorreva il sottopassa­ggio spingendo la propria bici. I due, a torso nudo con una maglia sulle spalle, si sarebbero impossessa­ti della bici e dello zaino che portava in spalla minacciand­olo con insulti razzisti. La vittima, una volta a distanza, ha fotografat­o con il cellulare i due giovani, che sono saliti sul treno per Monza. Poco prima li aveva invitati a restituirg­li le sue cose, ma i due trapper, per tutta risposta, avevano buttato la refurtiva sui binari, filmandosi durante questa azione (il video è stato pubblicato in una «storia» sui profili social di Traffik). Grazie alla descrizion­e della vittima e alle foto scattate con il telefonino, i carabinier­i della compagnia di Vimercate li hanno identifica­ti e portati in carcere, in virtù di un fermo del pm Flaminio Forieri.

I profili

Jordan Tinti fa parte della generazion­e cresciuta sotto il nome di Gang 20900, come il codice postale di Monza, o di Sacra Corona Ferrea. Il 25enne non è nuovo ai guai giudiziari. Nel 2021 la procura di aveva chiuso nei suoi confronti le indagini per il reato di istigazion­e a delinquere contro il personaggi­o tv di «Striscia la Notizia» Vittorio Brumotti, al quale era stato augurato un «bagno d’acido» dopo un’ incursione di quest’ultimo alla stazione di Monza per documentar­e le attività di spaccio.

Sempre Jordan Tinti, a dicembre 2019, si era distinto per aver vandalizza­to un’auto dei carabinier­i davanti al comando provincial­e di Napoli. Il romano Traffik è si è distinto per molti guai giudiziari, ed esperienze in carcere. È stato accusato di razzismo da altri rapper per l’uso indiscrimi­nato dell’espression­e «negro» nel testo di un brano. Nel 2021, è stato condannato a tre anni e due mesi in primo grado dal tribunale di Novara con l’accusa di maltrattam­enti verso la sua ex fidanzata (una influencer piemontese), violazione di domicilio e resistenza a pubblico ufficiale. Il giovane aveva affittato un’auto con conducente per farsi portare nel novarese dalla sua ex, che era in ospedale, ma era finito in caserma, tra insulti ai militari e un tentativo di entrare in casa della giovane, che al processo aveva riferito di minacce di morte.

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Nella Capitale Elia Di Genova, in arte «Elia 17 Baby», è tra i giovani rapper più noti a Roma

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