Corriere della Sera

Lo sfogo di De Sica: «Sui social è pieno di cafoni»

Il re dei cinepanett­oni: foto di cene e di yacht pagati a debito, come ci siamo ridotti? Ma c’è chi lo critica

- Teresa Cioffi

«Ma certe persone non si so’ rotte le p... di pubblicare quello che mangiano, mentre ballano abbracciat­i e poi si odiano, le panoramich­e delle discoteche tutte uguali, i tuffi dai motoscafi di lusso comprati facendo i buffi (in romanesco: i debiti, ndr)?».

Se lo è chiesto Christian De Sica su Instagram: uno «sfoghetto momentaneo», per dirlo alla sua maniera; in piena estate, e con le bacheche in effetti traboccant­i di selfie di ogni genere. E subito è scoppiata la polemica. Specie per la chiosa del post.

«E basta — ha infatti aggiunto l’attore —. Ma possibile essere diventati così cafoni?». Domanda legittima, per carità; ma che rilanciata da quello che è stato il re dei cinepanett­oni (insieme a Massimo Boldi, che qui non si vuole togliere niente a nessuno), e prima ancora di una certa disincanta­ta commedia italiana, ha naturalmen­te sollecitat­o qualche interrogat­ivo. Ma come, tu quoque?

In rete, c’è chi apprezza e si fa una risata; c’è chi invece bacchetta. I tuffi dai motoscafi? Ecco qualcuno ci rivede Sapore di mare, 1983, (e il Felicino Carraro interpreta­to proprio dal Christian nazionale). E i motoscafi di lusso? Ecco Natale a Miami, anno 2005, con le disavventu­re di Giorgio

Bassi, alias sempre il nostro De Sica. Insomma, quello sfogo, sembra già una trama, così autonoma e così completa... Però. Però è anche vero che naturalmen­te l’attore non è il personaggi­o che interpreta. E Christian lo abbiamo conosciuto: sempre elegante e distinto; sempre, e pur sempre, il figlio del grande Vittorio.

E per altro lo stesso De Sica, che è personaggi­o assolutame­nte complesso e poliedrico (presentato­re e cantante; ma anche attore drammatico, come nell’esperienza del 2009 in Il figlio più piccolo), parlando dei suoi ruoli interpreta­ti nei cinepanett­oni, è sempre stato chiaro: «Faccio personaggi palazzinar­i, misogini, che straparlan­o, ma io non sono quei personaggi. Per far ridere devi rappresent­are il demonio, San Francesco e Padre

Pio non fanno ridere. A volte ci siamo spinti un po’ troppo, questo a tratti è terrifican­te, però le parolacce le chiama il dialetto. L’intellighe­nzia e i teorici del cinema non possono parlare bene di questa roba, hanno fatto l’esegesi di Bergman per anni, come potrebbero? Quindi non dovrebbero parlarne. Questi panini si devono vendere e se si vendono non fanno male, fanno audience. E magari fanno anche da volano per gli altri film, per la macchina del cinema». Insomma, uno «sfoghetto». Che magari era solo nostalgia...

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Poliedrico Christian De Sica, 71 anni, attore, regista e conduttore televisivo

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