Prima nave dall’Ucraina Olio di semi, rientra l’allarme
Marseglia: «Rincari fino al 75%, ma abbiamo resistito»
MONOPOLI Mancavano gli ultimi documenti, lo scorso 22 febbraio. Ma la nave — la Mustafa Necati, battente bandiera liberiana — era pronta a salpare con 6 mila tonnellate di olio di semi di girasole a bordo. Destinazione Monopoli, Puglia, dove quel carico è arrivato solo ieri, 175 giorni dopo. Per più di 5 mesi la Mustafa Necati è rimasta bloccata nel Mar Nero, insieme ad altre centinaia di imbarcazioni, impossibilitata a solcare il Mediterraneo perché nel frattempo, in Ucraina, dal 24 febbraio è in corso una guerra.
Dopo l’accordo di fine luglio tra Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite a Istanbul i traffici stanno riprendendo: ieri, al porto di Ravenna, è approdata anche la nave Sacura con 11 mila tonnellate di semi di soia, preceduta il 12 agosto dalla Rojen che ha scaricato 13 mila tonnellate di semi di mais. Carichi acquistati non da un unico compratore ma da più mangimisti italiani.
A Monopoli, invece, il carico di olio di semi di girasole aveva un unico destinatario: al quartier generale del gruppo Marseglia — agroalimentare e produzione di energia: con oltre 1,5 miliardi di fatturato — il mancato arrivo di quel carico è costato, in termini di prezzo, fino al 75% in più. «In questi mesi — spiega il patron Leonardo Marseglia — siamo arrivati a pagare una tonnellata di olio di semi di girasole anche 2.300 dollari, mille in più rispetto ai 1.300 di questo carico, prezzo fissato a febbraio e che vale anche oggi». Un rincaro di circa il 75% che non ha rappresentato l’unica difficoltà. «Il problema non era solo il costo — aggiunge Marseglia — ma proprio la reperibilità del prodotto perché i nostri fornitori abituali sono, per l’appunto, in Ucraina». In questi mesi di blocco delle navi ci si è dovuti arrangiare con soluzioni diverse. «Noi ci siamo rivolti a fornitori ungheresi — continua l’imprenditore pugliese — o al trasporto dell’olio ucraino con i camion o con i treni. Ma, ovviamente, non è la stessa cosa: una nave trasporta l’equivalente di 200 camion». E la quantità, per un gruppo che raffina 200 mila tonnellate di olio di semi all’anno di cui 130 mila di semi di girasole, non è un elemento trascurabile. «Per questo, è inutile negarlo — aggiunge Marseglia — un momento di sbandamento per l’approvvigionamento lo abbiamo avuto visto che a fine febbraio aspettavamo 4 navi che erano già cariche. Il carico di due di quelle navi è arrivato in questi mesi con camion e treni a prezzi più alti; la Mustafa Necati è arrivata adesso e l’altra nave arriverà a breve». L’allarme, quindi, sembra rientrato: «La ripresa dei traffici marittimi — sottolinea Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico meridionale — garantirà gli approvvigionamenti all’industria agroalimentare». E anche i prezzi delle materie prime si sono calmierati. «Attualmente — conclude Marseglia — sul mercato una tonnellata di olio di semi di girasole quota intorno ai 1.450 dollari e l’olio lavorato riusciamo a venderlo a 1.700 euro. Nei mesi scorsi, invece, dovevamo rispettare il prezzo di vendita di 1.500 euro e acquistare la materia prima a prezzi più alti». L’arrivo a destinazione della Mustafa Necati ha così riportato il mercato indietro di sei mesi. Adesso resta il passo più difficile da compiere: riportare anche la pace di quel 22 febbraio, svanita soltanto 48 ore dopo. E non ancora ritrovata.
Olio di semi di girasole, da febbraio i prezzi sono saliti del 75%: ora si stanno abbassando