Bankitalia avverte: debito da record Ma salgono anche le entrate fiscali
Incassi Iva gonfiati dall’inflazione. Tributi: 32,3 miliardi in più. Utili per la manovra di Bilancio
ROMA Continua a salire il debito pubblico. Ma aumentano pure le entrate, grazie anche all’aumento dei prezzi che gonfia gli incassi dell’Iva. Notizie contrastanti che tuttavia preannunciano uno scenario complicato per il prossimo governo che avrà, come primo impegno, la preparazione della manovra di Bilancio 2023.
Ieri, la Banca d’Italia ha diffuso il bollettino su «Finanza pubblica: fabbisogno e debito», con i dati aggiornati a giugno. Il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 11,2 miliardi rispetto a maggio, raggiungendo il nuovo record di 2.766,4 miliardi. Alla fine di giugno sia la quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia sia la vita media residua del debito sono rimaste stabili, rispettivamente al 25,8% e a 7,7 anni. Una durata sufficientemente lunga a fini della sostenibilità del debito, che lo stesso governo, nel Documento di economia e finanza, stima per quest’anno al 147% del Pil, in calo rispetto al 150,8% del 2021.
Sempre ieri, il ministero dell’Economia, ha pubblicato il Rapporto sulle entrate tributarie e contributive del primo semestre 2022. Che sono cresciute di 39,1 miliardi (+11,6%) rispetto allo stesso periodo del 2021. In particolare, le entrate tributarie di 32,3 miliardi (+14,5%) e quelle contributive
7,7 anni
La vita media residua del debito che alla fine di giugno è rimasta stabile. Lo riporta il bollettino della Banca d’Italia
di 6,8 miliardi (+6%), «per effetto dell’andamento positivo del quadro congiunturale e del mercato nel lavoro». Per quanto riguarda le entrate tributarie sono cresciute allo stesso modo sia quelle dello Stato sia quelle degli enti locali, di circa il 13,5%, mentre quelle da attività di accertamento e controllo hanno fruttato più di 2 miliardi e mezzo, con un incremento del 70,8% rispetto ai primi sei mesi del 2021.
L’ottimo andamento delle entrate ha consentito di finanziare gli ultimi decreti legge di sostegno a famiglie e imprese (dl Aiuti e Aiuti bis) e potrà essere di aiuto anche per prorogare, se necessario, alcuni interventi negli ultimi mesi dell’anno, come per esempio il taglio delle accise sui carburanti, che si traduce in uno sconto alla pompa di 30,5 euro al litro su benzina e gasolio, per ora finanziato fino al 20 settembre.
Se il trend positivo degli incassi proseguirà nella seconda parte dell’anno, potrà tornare utile, per l’effetto di trascinamento sul 2023, anche per preparare la manovra di Bilancio 2023, che appare già ipotecata per circa 20-25 miliardi, a causa di una serie di spese inevitabili: dalla rivalutazione delle pensioni, che dovrà tener conto di un tasso di inflazione superiore a quello previsto dal governo, alle risorse in più da stanziare, per lo stesso motivo, per il rinnovo dei contratti pubblici; dai fondi che servono per confermare il taglio del cuneo fiscale (inizialmente di 0,8 punti poi aumentato a 2) dal governo Draghi sulle retribuzioni fino a 35mila euro alla proroga per i primi mesi del 2023 delle misure per contrastare il caro bollette della luce e del gas, per finire con gli stanziamenti necessari alle missioni estere e per gli aiuti all’Ucraina. Un menù ricco e costoso, che sembra lasciare poco spazio alle mirabolanti promesse di taglio delle tasse che i pariti stanno facendo in campagna elettorale.
Enrico Marro