Verga torna in Sicilia
La Regione acquisisce per 225 mila euro le 448 fotografie scattate dallo scrittore
L’appello perché quelle preziose lastre — che si era aggiudicata nell’asta a giugno la Biblioteca di via Senato a Milano presieduta da Marcello Dell’Utri — passassero in mano pubblica era stato lanciato dalla Fondazione Verga sul «Corriere» di domenica 7 agosto. Adesso la Regione Siciliana comunica che eserciterà il previsto diritto di prelazione e che acquisterà le 448 fotografie scattate da Giovanni Verga (1840-1922).
La giunta regionale uscente ha annunciato ieri di avere autorizzato la spesa di 225 mila euro per l’acquisizione di quelle 327 lastre alla gelatina a base di bromuro d’argento e delle 121 pellicole al nitrato di cellulosa, foto straordinarie scattate dall’autore de I Malavoglia di cui quest’anno si ricorda il centenario dalla morte. «Lo avevamo fatto in altri casi in passato. Abbiamo deciso di esercitare il diritto di prelazione sulle lastre fotografiche di Verga per l’enorme valore che quei documenti hanno», commenta al «Corriere» il presidente dimissionario, Nello Musumeci. «Ora i nostri uffici — aggiunge — faranno quanto necessario ma siamo perfettamente nei tempi. L’importante era acquisire al patrimonio pubblico un bene che, sostanzialmente e moralmente, appartiene alla Sicilia. Quelle lastre ripropongono personaggi, luoghi, costumi legati alla produzione letteraria di Verga. Documenti straordinari da mettere a disposizione degli studiosi».
Le foto erano state custodite gelosamente dal grande scrittore siciliano. Passate poi ai suoi eredi, erano rimaste ai Verga fino agli anni Settanta, quando l’ultimo discendente, Pietro, le vendette a un appassionato insegnante catanese, Giovanni Garra Agosta. Era stato lui a fare riscoprire il materiale, concedendolo per pubblicazioni e mostre, come le stampe esposte al Museo dell’immaginario verghiano di Vizzini (Catania). Alla sua morte, gli eredi le hanno messe in vendita. L’asta si è tenuta a Torino, da Bolaffi, lo scorso 21 giugno. Ad aggiudicarsi il prezioso materiale, la milanese Biblioteca di via Senato di Dell’Utri, appunto. Fondazione che possiede importanti fondi, come l’archivio Malaparte.
L’aggiudicazione a privati (per 235 mila euro, diritti inclusi) aveva allarmato la Fondazione Verga, ente di ricerca dal 1978 che, tra l’altro, promuove l’Edizione nazionale delle opere. Spiegava al «Corriere» Gabriella Alfieri, presidente del consiglio scientifico: «L’unica soluzione è che un ente pubblico, la Regione Siciliana o il ministero della Cultura, faccia tornare proprio questo patrimonio inestimabile». Il tutto in 60 giorni dall’asta (e quindi entro il 22 agosto).
Adesso l’annuncio della Regione.
Musumeci nega di essersi conteso le foto con Roma («In Sicilia abbiamo autonomia sui beni culturali») e come possibile destinazione ipotizza adesso la Fototeca regionale a Palermo (in fase di riordino) o, primariamente, proprio la Fondazione Verga di Catania. La quale ora esprime «soddisfazione per l’impegno manifestato dalla Regione Siciliana nell’esercitare il diritto di prelazione», auspicando che «data la scadenza ormai vicinissima, siano espletate con la massima sollecitudine le procedure amministrative richieste. La Fondazione Verga non potrebbe che essere lieta e onorata di poter custodire e valorizzare quel patrimonio fotografico».
«Queste foto non potranno dunque che essere lette in chiave verghiana», scriveva Vincenzo Consolo nell’introduzione al volume di Giovanni Garra Agosta Verga fotografo (edito da Maimone nel 1991). «Non si può allora non scorgere in esse l’incombenza dei neri dei capelli, degli occhi, dei vestiti, i neri di aspra e tagliente pietra lavica che invadono gli sfondi contro il bianco incandescente e abbagliante della luce siciliana». Tra i soggetti ci sono i contadini dai volti fieri, come quelli in questa pagina. C’è anche spazio per l’autoritratto fotografico (anche se probabilmente fu il fratello Mario a scattarlo). E poi i ritratti della famiglia e degli amici: gli scrittori Luigi Capuana — dal quale prendeva in prestito spesso l’attrezzatura fotografica — e Federico De Roberto, il poeta Cesare Pascarella. Scrivendo a quest’ultimo, che gli aveva regalato una Kodak Pocket 96, a proposito dei propri progressi nell’arte fotografica, Verga quasi con orgoglio rivendicava: «Ti avverto che fo tutto da me». E, ancora, ci sono i librettisti di Verdi, Arrigo Boito, e di Puccini, Giuseppe Giacosa (padre anche de «La Lettura», il mensile culturale del «Corriere»), la star Eleonora Duse, gli editori Treves.
Ci sono poi i paesaggi: la sua Sicilia, certo, la natia Vizzini, Catania, Segesta. Ma anche orizzonti completamente diversi: Torino (la Basilica di Superga), Como, la Valtellina, lo Stelvio. E poi la Svizzera: Berna, Lucerna.
Le destinazioni possibili sono la Fototeca di Palermo o la Fondazione Verga di Catania