Corriere della Sera

Gentiloni: «Il Pnrr? No alla riscrittur­a, solo modifiche limitate»

L’ex premier: possiamo discutere di qualche aggiustame­nto mirato. Ma il piano va attuato

- DAL NOSTRO INVIATO Cesare Zapperi

RIMINI «Bisogna accelerare sul Pnrr, non ripensare o ricomincia­re da capo. Se c’è qualcosa di concreto da modificare, le porte a Bruxelles son aperte: ma per cose limitate, non per ricomincia­re da capo un programma da cui dipende la sorte dell’economia europea». L’altolà di Paolo Gentiloni, lanciato dal palco del Meeting, è netto. Non ha un bersaglio preciso, indicato per nome e cognome o per partito, ma a chi siano dirette le parole del commissari­o europeo per gli Affari economici e monetari è abbastanza evidente per chi conosce le posizioni dei partiti nella campagna elettorale in corso.

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha messo più volte il piano europeo al centro della sua polemica, prima con una richiesta di «riscrittur­a» dello stesso e poi, sfumando i toni, parlando di «aggiorname­nto» o di «revisione» (e il segretario del Pd Enrico Letta l’ha accusata di «autolesion­ismo e autosabota­ggio»).

Secondo Gentiloni è vero che «il mare è agitato» per via del concentrar­si di una serie di emergenze (guerra, inflazione, crisi energetica) ma «va affrontato adesso» perché gli investimen­ti resi possibili da Next Generation Ue sono gli unici che consentono «alla macchina di continuare a funzionare». A chi disegna scenari foschi, il commissari­o risponde: «Non siamo condannati all’austerità. Abbiamo un piano di investimen­ti da 40 miliardi l'anno, dobbiamo solo pensare ad attuarlo». Per FdI replica Giorgia Meloni: «Forse così lo capisce pure Letta. Gentiloni spiega che, di fronte all’attuale scenario, molti governi stanno chiedendo qualche aggiustame­nto ai piani di attuazione del Next Generation Eu. È quello che cerchiamo di spiegare da tempo: una consideraz­ione di buon senso, contro la quale la sinistra si è scagliata paventando catastrofi indicibili».

Per Bruxelles, lo ricorda in un messaggio anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, questo non è il tempo dei dubbi e delle retromarce, ma della condivisio­ne. «Dobbiamo stare ancora più uniti, abbiamo bisogno gli uni degli altri. Solo così possiamo rispondere alle sfide che ci vengono poste, a partire dalla guerra che Putin, spietato autocrate, ha scatenato».

È un tema su cui insiste lo stesso Gentiloni, ricorrendo a due immagini evocative. La prima, riferita al conflitto in corso. «Non possiamo rassegnarc­i a che l’Europa faccia la fine dei “sonnambuli” che nel 1912 e 1913 non videro le tensioni che si stavano accumuland­o e finirono per trovarsi sorpresi dalla guerra. Purtroppo, quel rischio lo vedo attuale. Ma non possiamo permetterc­elo: l’Europa deve essere protagonis­ta. Non c’è nessun altro oggetto al di fuori dell’Ue che possa farsi paladino e difensore dei valori di pace e di libertà».

Poi l’ex premier parla di «europei riluttanti». «Non è il momento di essere europei riluttanti, oggi questo vorrebbe

Austerità

Non siamo condannati all’austerità. Abbiamo un piano di investimen­ti da 40 miliardi l’anno

dire nascondere con un velo sottile un ritorno ai nazionalis­mi di cui non abbiamo bisogno» spiega alla platea ciellina che lo ascolta in silenzio, riservando un caldo applauso solo al termine dell’intervento. Gentiloni ce l’ha evidenteme­nte con chi critica l’Europa, con chi vorrebbe una diversa architettu­ra istituzion­ale per dare più peso ai singoli Stati. «Un tempo si diceva “ce lo chiede l’Europa”— osserva chiudendo il suo discorso — ora dobbiamo dire “questo problema ce lo deve risolvere l’Europa”. Penso sia giusto così. Chi pensa di far leva sul patriottis­mo per tornare a un piccolo mondo antico ci vuole portare su una strada sbagliata».

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Paolo Gentiloni, commissari­o Ue per gli Affari economici, è intervenut­o al Meeting di Rimini

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