Scurati e il terzo «M»: così il mondo precipitò nell’abisso
L’Europa ha già vissuto i suoi ultimi giorni, ed è sopravvissuta. Ma la crisi che stiamo vivendo può metterla di nuovo a rischio. Ne è convinto Antonio Scurati, che nel servizio di copertina di «7» domani in edicola con il «Corriere» e in edizione digitale presenta il terzo volume della saga dedicata a Mussolini e all’Italia fascista. Mentre finiva di scrivere M. Gli ultimi giorni dell’Europa (esce il 14 settembre da Bompiani), il racconto di come il Duce ci ha condotto in un abisso morale e bellico, l’invasione russa dell’Ucraina proponeva inquietanti analogie con l’oggi.
«L’ideologia imperialista di potenza e di dominio su altri Stati e popoli considerati sacrificabili accomuna la visione di Putin a quella di Hitler», sostiene Scurati. La giustificazione del ricorso alle armi per difendere una minoranza in un altro territorio da invadere è identica: «Hitler lo fece per i germanofoni nei Sudeti, Putin per i russofoni nel Donbass». C’è poi una «violenza di Stato che punta a distruggere le città». Infine, Scurati rivede oggi la «sgomenta passività di certe democrazie liberali europee» che all’epoca si illusero, o finsero di illudersi, di aver evitato la guerra con il congresso di Monaco «dove Mussolini sembra ergersi come architetto della pace».
Dopo aver narrato l’ascesa di Mussolini con M1 e gli anni del regime con M2, ora Scurati affronta il cuore di tenebra dell’Italia fascista. I nostalgici dicono che il Duce ha fatto anche cose buone e «solo» due errori: le leggi razziali e la guerra. «Si tratta, invece – dice Scurati —, dell’esito ineludibile di un vizio d’origine del fascismo, la cui politica era fondata sulla paura, sulla furbizia e sull’auto-inganno».
L’Italia non era antisemita, Mussolini trasformò il Paese in uno Stato razzista. «Le leggi razziali furono adottate per rinsaldare l’alleanza con Hitler, in maniera radicale e integralista, come i convertiti insinceri». L’entrata in guerra, poi, fu una lucida follia: «Il Duce sapeva dell’impreparazione militare, della refrattarietà degli italiani ad andare in guerra al fianco dei tedeschi, conosceva il volto diabolico del nazismo... ma tutto questo — conclude Scurati — veniva azzerato dall’illusione di poter manovrare politicamente Hitler e, poi, di essere alla guida di un Paese guerriero. È sconvolgente quanto Mussolini fosse lucidamente consapevole dell’abisso e però anche ottenebrato da un macroscopico auto-inganno».