Elettricità, tetto ai prezzi per le imprese Verso l’aumento dell’estrazione di gas
Oggi in Consiglio dei ministri Cingolani illustrerà il decreto per le aziende energivore. Atteso il via libera alle misure contro il caro bollette
ROMA L’obiettivo è fornire energia alle imprese italiane a prezzi calmierati. Nella bozza di decreto che il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha condiviso nelle ultime ore con Confindustria la tariffa per le aziende energivore sarebbe fissata intorno alla soglia di 210 euro per megawattora. Un prezzo agevolato, ottenuto attingendo al quantitativo di energia elettrica acquistata dal Gestore dei servizi energetici dagli impianti rinnovabili italiani.
Rispetto alle attese il prezzo finale riservato alla platea di grandi, piccole e medie aziende catalogate come energivore (in totale si tratta di circa 4 mila imprese) risulterà, dunque, superiore ai 110-130 euro per megawattora inizialmente prefigurati. Ma il ritiro dello stock di 18 terawattora da parte del Gse si è rivelato più costoso del previsto, con tariffe medie intorno ai 240 euro per magawattora. Il meccanismo resta, tuttavia, quello staulteriore bilito in primavera dal primo decreto Aiuti. Una norma prevede infatti che «al fine di garantire la piena remunerazione degli investimenti in fonti rinnovabili nel mercato elettrico, nonché di trasferire ai consumatori partecipanti al mercato elettrico i benefici conseguenti, il Gse offre un servizio di ritiro e di acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili mediante la stipulazione di contratti di lungo termine». Una modalità che accorda al Gse l’acquisto a prezzi «scontati», un beneficio che ora, attraverso il provvedimento predisposto dal ministero di Cingolani e atteso probabilmente per oggi in Consiglio dei ministri, verrà trasferito alla fetta del settore produttivo più energivoro, garantendo tariffe appunto intorno ai 210 euro per megawattora, ossia inferiore agli attuali prezzi di mercato. Il ribasso inferiore rispetto alle attese è destinato ad alimentare il disappunto di Confindustria. Il punto è che il costo di ritiro da parte del Gse a prezzi superiori al previsto richiede già così la necessità di agire con cautela per trovare le coperture e il governo, in carica per i soli affari correnti, è al tempo stesso alle prese con l’individuazione definitiva delle risorse indispensabili a garantire il via libera al nuovo decreto Aiuti.
Se nell’immediato non ci sono margini per un prezzo calmierato al di sotto dei 200 euro per megawattora, nei prossimi mesi una spinta al ribasso potrebbe arrivare con l’introduzione del price cap per l’energia elettrica generata da fonti rinnovabili, tema in discussione in sede Ue, con tanto di proposta per un tetto fissato a quota 180 per magawattora. In attesa di novità il ministro Cingolani in queste ore conta di chiudere un provvedimento in materia di energia, presentando il pacchetto di misure per autorizzare l’aumento della capacità estrattiva di gas metano italiano. L’obiettivo è innalzare le estrazioni di 2 miliardi metri cubi di gas all’anno e garantirne l’acquisto da parte del Gse con contratti a lungo termine, replicando così il meccanismo adottato per l’energia elettrica, e assicurare forniture di gas a prezzi calmierati al comparto produttivo. Salvo imprevisti Cingolani, che proprio ieri ha ribadito di non essere disposto a mantenere il ruolo di ministro della Transizione ecologica nel prossimo governo, punta a presentare entrambi i provvedimenti nel Consiglio dei ministri. Nella stessa seduta a Palazzo Chigi si dovrebbe approvare anche il nuovo decreto Aiuti contro il caro bollette. Oggi pomeriggio, infatti, la Camera dei deputati voterà la richiesta del governo a utilizzare 6,2 miliardi di extragettito e subito dopo potrebbe riunirsi il Cdm.