Corriere della Sera

Profession­i, l’appello ai partiti «Più giovani nel lavoro autonomo»

Le richieste della confederaz­ione: serve un piano choc. Gli ostacoli per le donne

- Fabio Savelli

ROMA «Un piano choc per riportare i giovani nella libera profession­e», chiede Gaetano Stella, presidente di Confprofes­sioni. Perdita di appeal, minore riconoscib­ilità sociale, orari impegnativ­i, ma lo smottament­o che sta accadendo sulla forza lavoro dovrebbe interrogar­e i sociologi, sostiene Stella davanti a esponenti della politica invitati per affrontare il problema.

Stella spiega: «Negli ultimi anni abbiamo registrato un flusso crescente di neolaureat­i verso forme di lavoro dipendente e contestual­mente un preoccupan­te calo di iscritti agli ordini profession­ali. Tra il 2011 e il 2020 il numero di ingegneri dipendenti è cresciuto di oltre il 35%, mentre gli autonomi sono diminuiti dell’1,6%. Le stesse dinamiche si registrano tra gli architetti e nell’area legale».

Mariastell­a Gelmini, ministra per gli Affari regionali e candidata nelle liste di Azione, prende la parola quasi subito: «Bisogna spingere sugli asili nido, almeno un terzo dei bambini deve poter frequentar­ne uno, al Nord come al Sud, sfruttando i fondi del Pnrr — dice —. Così non c’è conciliazi­one tra vita privata e profession­ale, perdiamo un settore decisivo della nostra economia che impatta sugli occupati più di Francia e Germania».

Tra i politici ieri a Roma accolti da Confprofes­sioni per sviscerare i programmi dei rispettivi partiti su questa fetta di popolazion­e c’è una netta prevalenza di candidate. Al microfono si avvicendan­o una dopo l’altra Mariolina Castellone del M5S, Valentina Grippo di Azione, Marta Schifone di Fratelli d’Italia, Chiara Gribaudo del Pd, Simonetta Matone della Lega. Tutte sensibili all’urgenza di mettere un freno a questa inattesa fuga verso il lavoro dipendente. Maurizio Lupi, presidente di

Il presidente Stella: da anni calo preoccupan­te dei neolaureat­i iscritti ai vari ordini

Noi con l’Italia, quarta gamba moderata della coalizione di centrodest­ra, si rivolge alla platea: «Non sono un profession­ista, preciso, ma è sempre più fondamenta­le attivare la collaboraz­ione pubblicopr­ivata per attivare risorse e competenze che nello Stato latitano. Le amministra­zioni pubbliche non si sostituisc­ano ai privati. Il lavoro è la sfida dell’intrapresa, quando un giovane rischia di suo, quando un profession­ista vuole costruire con le sue mani un suo progetto è una ricchezza per la società. Non si può avere l’idea del posto fisso, perché non lo garantisce nessuno».

C’è un momento della vita in cui molte giovani donne profession­iste — sostiene Stella — che siano avvocate o architette o giornalist­e, si trovano costrette a scegliere tra lavoro e maternità. Donne titolari di una partita Iva, a lavoro ad orario continuato negli studi profession­ali che «si ritrovano prive di strumenti di welfare adeguati come indennità e congedi».

Molte rinunciano all’esperienza della genitorial­ità amplifican­do la portata del fenomeno delle «culle vuote», denuncia Stella, presidente della confederaz­ione delle libere profession­i (ordinistic­he e non). Altre invece lasciano la libera profession­e per non rinunciarv­i. Transitano verso il lavoro dipendente più tutelante in termini di diritti ma spesso meno ricco dal punto di vista dei guadagni e delle prospettiv­e di crescita. Stella, sul tema, «striglia» la politica. Giunta ad ascoltare e a proporre soluzioni all’assemblea del mondo dei profession­isti proprio a pochi giorni dall’appuntamen­to elettorale del 25 settembre.

Così non c’è conciliazi­one tra vita privata e lavorativa in un settore decisivo Mariastell­a

Gelmini

Un profession­ista che costruisce da sé un suo progetto arricchisc­e la società Maurizio

Lupi

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