Professioni, l’appello ai partiti «Più giovani nel lavoro autonomo»
Le richieste della confederazione: serve un piano choc. Gli ostacoli per le donne
ROMA «Un piano choc per riportare i giovani nella libera professione», chiede Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni. Perdita di appeal, minore riconoscibilità sociale, orari impegnativi, ma lo smottamento che sta accadendo sulla forza lavoro dovrebbe interrogare i sociologi, sostiene Stella davanti a esponenti della politica invitati per affrontare il problema.
Stella spiega: «Negli ultimi anni abbiamo registrato un flusso crescente di neolaureati verso forme di lavoro dipendente e contestualmente un preoccupante calo di iscritti agli ordini professionali. Tra il 2011 e il 2020 il numero di ingegneri dipendenti è cresciuto di oltre il 35%, mentre gli autonomi sono diminuiti dell’1,6%. Le stesse dinamiche si registrano tra gli architetti e nell’area legale».
Mariastella Gelmini, ministra per gli Affari regionali e candidata nelle liste di Azione, prende la parola quasi subito: «Bisogna spingere sugli asili nido, almeno un terzo dei bambini deve poter frequentarne uno, al Nord come al Sud, sfruttando i fondi del Pnrr — dice —. Così non c’è conciliazione tra vita privata e professionale, perdiamo un settore decisivo della nostra economia che impatta sugli occupati più di Francia e Germania».
Tra i politici ieri a Roma accolti da Confprofessioni per sviscerare i programmi dei rispettivi partiti su questa fetta di popolazione c’è una netta prevalenza di candidate. Al microfono si avvicendano una dopo l’altra Mariolina Castellone del M5S, Valentina Grippo di Azione, Marta Schifone di Fratelli d’Italia, Chiara Gribaudo del Pd, Simonetta Matone della Lega. Tutte sensibili all’urgenza di mettere un freno a questa inattesa fuga verso il lavoro dipendente. Maurizio Lupi, presidente di
Il presidente Stella: da anni calo preoccupante dei neolaureati iscritti ai vari ordini
Noi con l’Italia, quarta gamba moderata della coalizione di centrodestra, si rivolge alla platea: «Non sono un professionista, preciso, ma è sempre più fondamentale attivare la collaborazione pubblicoprivata per attivare risorse e competenze che nello Stato latitano. Le amministrazioni pubbliche non si sostituiscano ai privati. Il lavoro è la sfida dell’intrapresa, quando un giovane rischia di suo, quando un professionista vuole costruire con le sue mani un suo progetto è una ricchezza per la società. Non si può avere l’idea del posto fisso, perché non lo garantisce nessuno».
C’è un momento della vita in cui molte giovani donne professioniste — sostiene Stella — che siano avvocate o architette o giornaliste, si trovano costrette a scegliere tra lavoro e maternità. Donne titolari di una partita Iva, a lavoro ad orario continuato negli studi professionali che «si ritrovano prive di strumenti di welfare adeguati come indennità e congedi».
Molte rinunciano all’esperienza della genitorialità amplificando la portata del fenomeno delle «culle vuote», denuncia Stella, presidente della confederazione delle libere professioni (ordinistiche e non). Altre invece lasciano la libera professione per non rinunciarvi. Transitano verso il lavoro dipendente più tutelante in termini di diritti ma spesso meno ricco dal punto di vista dei guadagni e delle prospettive di crescita. Stella, sul tema, «striglia» la politica. Giunta ad ascoltare e a proporre soluzioni all’assemblea del mondo dei professionisti proprio a pochi giorni dall’appuntamento elettorale del 25 settembre.
Così non c’è conciliazione tra vita privata e lavorativa in un settore decisivo Mariastella
Gelmini
Un professionista che costruisce da sé un suo progetto arricchisce la società Maurizio
Lupi