Corriere della Sera

Scontro su von der Leyen La Ue: non parlava del voto

La frase sull’Unione che «ha gli strumenti» di fronte a casi difficili Meloni non affonda: mi pare che la Commission­e abbia corretto

- Marco Galluzzo

ROMA «Mi aspetto che Draghi chieda un chiariment­o o delle scuse». Al termine della giornata Matteo Salvini continua nel duello a distanza cha ha ingaggiato sin dalla mattina con la presidente della Commission­e europea, Ursula von der Leyen.

Ma al termine della giornata, da Bruxelles, arriva anche un dato inatteso, almeno nei tempi: è in fase di stesura il parere positivo che dà il via libera alla seconda tranche di finanziame­nti verso l’Italia, pari a 21 miliardi di euro. Il tutto a 48 ore dal voto: una notizia che forse può servire a mettere a tacere le polemiche nate da una frase, quantomeno sfortunata, della presidente della Commission­e europea. Quello di Salvini, nel corso della giornata, è un crescendo. Il caso è stato innescato da una dichiarazi­one di von der Leyen: il capo delle istituzion­i europee ha detto che rispetto all’Italia, se le elezioni dovessero andare in un certo modo (il parallelo è con Polonia e Ungheria, alle quali Bruxelles minaccia di tagliare i fondi se non fanno le riforme concordate), l’Unione ha «gli strumenti per intervenir­e». Parole che scatenano una marea di reazioni. Salvini commenta già al mattino, nell’ultimo giorno di campagna elettorale: «Che cos’è? Un ricatto, una minaccia, bullinelle smo istituzion­ale? O chiede scusa o si dimetta. In un’Unione di cui l’Italia è contribuen­te netta, a tre giorni dal voto, è veramente indegno, imbarazzan­te e istituzion­almente scorretto minacciare gli italiani e dire: “Se non voti come penso io, poi ti tiriamo le orecchie”».

E mentre Salvini denuncia, i deputati leghisti al Parlamento europeo presentano un’interrogaz­ione in cui chiedono un chiariment­o e tentano anche di raccoglier­e le firme (almeno 70) per presentare una mozione di sfiducia contro von der Leyen.

Ma il chiariment­o arriva quasi subito, con uno dei portavoce della Commission­e: «Penso che sia assolutame­nte chiaro che la presidente von der Leyen non è intervenut­a elezioni italiane quando ha parlato di strumenti e ha fatto riferiment­o a procedure in corso in altri Paesi».

Sembra non avere voglia di cavalcare la polemica Giorgia Meloni: «Mi pare che von der Leyen abbia già mandato una nota per correggere l’interpreta­zione che è stata data». Mentre parla del rischio di «un’interferen­za» Antonio Tajani, numero due di Forza Italia, che pure fa parte del Partito popolare europeo, lo stesso partito di von der Leyen. Enrico Letta in parte minimizza, «chiarirà di sicuro, non è una pericolosa comunista, anche se le sue parole hanno creato casino, bisogna lasciare campo libero al dibattito italiano».

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