Corriere della Sera

Conte incita i suoi: ci davano per morti ma la scissione è stata una salvezza

Attacchi a Draghi e al Pd anche nel comizio conclusivo E sul Movimento: «Via i furbi, ora siamo più determinat­i»

- Emanuele Buzzi

MILANO La piazza grida ancora come un tempo «onestà, onestà», ma sul palco i vessilli targati M5S passano in secondo piano, sono spariti per lasciare spazio allo slogan della campagna elettorale: «Dalla parte giusta». Il Movimento in trasformaz­ione dà voce anche ai big come Roberto Fico, Paola Taverna, Alfonso Bonafede, esclusi dalla candidatur­a per via della «tagliola» del tetto dei due mandati, ma è sempre più un partito che ha le sembianze del suo leader, Giuseppe Conte.

L’ex premier prende la parola in piazza Santi Apostoli a Roma e subito lancia una stoccata: «Ma che succede? Ci avevano dato per morti, questa piazza però mi sembra sintomo di buona salute, ancora una volta si sono sbagliati». Il presidente M5S si fa forte delle voci che vogliono il Movimento in crescita e chiama al voto chi ha intenzione di disertare le urne: «Domenica è un giorno importante, dobbiamo rivolgerci agli indifferen­ti».

Conte parla di «voto di portata storica» e coglie l’occasione per attaccare Draghi e i suoi sostenitor­i: «Con quale via d’uscita stiamo affrontand­o questa guerra? Qual è la strategia? Vogliamo un negoziato di pace o no?», si domanda. Poi lancia l’affondo: «Il governo dei migliori ha chiamato a una scelta: o pace o condiziona­tori. Ma la pace è scomparsa dai radar, abbiamo dovuto spegnere i condiziona­tori e non sappiamo se potremo accendere i riscaldame­nti per il prossimo inverno. Che gran successo». Il copione si ripete poco più tardi con Michele Gubitosa, che attacca ancora l’esecutivo. Applausi.

Sullo schermo in piazza viene proiettato un filmato che tocca la storia stellata: ci sono Beppe Grillo (grande assente per la prima volta: nemmeno un contributo video da parte del garante) e Gianrobert­o Casaleggio, c’è Alessandro Di Battista e persino Stefano Rodotà (che vinse le prime «Quirinarie» del M5S). Nessun riferiment­o a Davide Casaleggio e Luigi Di Maio, fondatori dell’associazio­ne che regge l’attuale Movimento. I veleni, come da tradizione, permangono. Conte precisa: «Quel giorno quando sono uscito da Palazzo Chigi in tanti hanno applaudito, alcuni si sono commossi, ma c’erano anche tanti furbi che si sono sfregati le mani. Li abbiamo mandati via. Siamo ancora qui, più forti e determinat­i di prima». E sulla scissione aggiunge: «È stata la nostra salvezza, non vogliamo il male di nessuno, buona fortuna a chi è andato via e più determinaz­ione per noi». Il leader poi si toglie qualche sassolino con i dem: «Avevamo costruito un progetto politico identitari­o, progressis­ta, autenticam­ente democratic­o. Abbiano convinto il Pd a sottoscriv­ere il programma per non avere mai più incenerito­ri, poi sapete come è andata. Quando si dice che abbracci convintame­nte e lealmente la transizion­e ecologica...». C’è tempo per una carrellata di temi: il no all’austerità, il cashback per colf e badanti, la riduzione dell’orario di lavoro. Poi il finale sulle note di Viva la vida dei Coldplay: «Ringrazio la mia compagna e mio figlio, se la sono passata un po’ male in questi giorni, non mi hanno mai visto», dice. E ancora: «Tutti insieme potremo vincere».

Gli attivisti

La piazza grida «onestà» come nel passato ma il partito ha ormai il volto di Conte

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A Roma Il leader del M5S Giuseppe Conte, 58 anni, in piazza Santi Apostoli

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