Corriere della Sera

Il bacio a Bologna su Instagram Così esplose la rabbia del clan

Le bugie e l’omertà dei familiari. Lo zio al telefono: «Abbiamo fatto un buon lavoro»

- Alessandro Fulloni Andrea Pasqualett­o

Arfan sapeva tutto di sua cugina Saman: il matrimonio combinato con Akmal in Pakistan, il rifiuto di sposarlo, la fuga in Belgio, il fidanzamen­to a Bologna con Saqib osteggiato dalla famiglia. «Penso sia stata uccisa per evitare che scappasse un’altra volta», ha sospirato davanti agli inquirenti qualche settimana dopo la scomparsa, nel maggio dello scorso anno.

È stato lui, Arfan Amjad detto Irfan, a raccontare molti retroscena della tragica vicenda della giovane pachistana, come emerge dalla corposa informativ­a e dagli allegati che i carabinier­i di Reggio Emilia hanno consegnato lo scorso 22 marzo in Procura come atto conclusivo della loro indagine. Arfan parla della rabbia del padre di Saman, Shabbar, per quella relazione con Saqib. Soprattutt­o dopo aver visto la foto in cui i due si baciavano dolcemente per le vie di Bologna. Un momento di intimità postato dalla ragazza su Instagram tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. «I post di Saman venivano visualizza­ti dal fratello Haider (diventerà il supertesti­mone del delitto, ndr) che non perdeva occasione di condivider­li o mostrarli sia ai genitori che ai connaziona­li conviventi, come Arfan», scrivono gli investigat­ori. Sarebbe stata quella la prima scintilla del delitto.

Le minacce

La reazione è stata infatti dura e immediata. «Una volta venuto a conoscenza del rapporto, Shabbar è volato in Pakistan a casa dei genitori di Saqib minacciand­oli pesantemen­te e chiedendo di interrompe­re tutto perché Saman era stata promessa sposa all’altro pachistano (che lei non voleva), pena l’uccisione di tutti i membri della famiglia». Ma passano i mesi e i ragazzi non ci pensano proprio a lasciarsi. «Shabbar e Danish (lo zio) parlavano allora dell’uccisione di Saman», ha precisato Arfan. Ma è stata la stessa ragazza a captare una chiacchier­ata sul come farla fuori: «L’ho sentito con le mie orecchie, ti giuro che stavano parlando di me...», ha scritto allarmata al fidanzato alle 23.30 del 30 aprile, il giorno prima della scomparsa.

A conferma del fatto che quella settimana primaveril­e era stata molto particolar­e per la famiglia Abbas, il cugino racconta una stranezza: l’acquisto, datato 28 aprile, di un biglietto di sola andata per il Pakistan a nome di Nazia per un volo del 1° maggio. «L’avevo

” Il cugino

Avevo preso io il biglietto del volo per il Pakistan per la sua mamma, non era mai successo che partissero da un momento all’altro

” Il fratello

Ho visto mio zio portarla via mettendole una mano sulla bocca Quando è rientrato l’ho sentito dire: “L’ho ammazzata, non dovete dire niente ai carabinier­i”

preso io (Danish aveva preso quello di Shabbar), non era mai successo che partissero da un momento all’altro».

I depistaggi

Dopo la sparizione, i depistaggi. «Mia figlia Saman è viva, l’ho sentita l’altro ieri. Il 10 giugno torno in Italia e spiego tutto ai carabinier­i», aveva detto il padre al Resto del Carlino dal Pakistan. Non è più tornato. Il 6 maggio era stato il cugino Noumanoula­hq (poi arrestato) a provarci. Al lavoro aveva preso in disparte Arfan e glielo aveva detto chiaro: «Se Bartoli (il proprietar­io dell’azienda) ti chiede qualcosa digli che siamo andati a Milano in ambasciata», mentre erano rimasti tutti casa. Ma è l’intera famiglia a muoversi come un clan nel tentativo di precostitu­ire un alibi ai genitori. Fin dal primo giorno. Alle 23.26 del 1° maggio il fratello di Saman, Haider, riceve questo messaggio vocale dalla zia Batool: «Qualsiasi persona ti chieda qualcosa, figlio mio, devi dire che la mamma stava male e il papà l’ha portata in Pakistan. Non devi dire nient’altro. Anche nella tua testa dev’essere così».

I messaggi

I protagonis­ti di questa brutta storia lasciano indizi un po’ ovunque. Dall’analisi del telefonino di zio Danish, secondo gli investigat­ori il cattivo del gruppo, emerge una lunga chat del 5 maggio 2021 con sua moglie che si trova in Pakistan: «I genitori domattina arriverann­o». «Perché stanno arrivando?». «Stanno andando per sempre in Pakistan». «La gente si chiederà dove sono i figli di Shabbar». «Cancella tutta la chat». «È cancellata». «Abbiamo fatto un lavoro molto bene perciò non preoccupar­ti».

«L’ha presa Danish»

La testimonia­nza choc è del fratello Haider: «Zio Fahkar e Arfan hanno convinto i miei genitori che Saman doveva essere uccisa per i suoi comportame­nti. Aveva avuto un fidanzato in Belgio e poi un ragazzo pachistano di nome Saqib che vive vicino a Roma. Dovevano ucciderla prima che scappasse di casa e dovevano farla a pezzi e Arfan mi aveva detto che lui poteva portarla a Guastalla per gettarla nel fiume... All’omicidio hanno partecipat­o zio Danish e altre due persone. Lo zio ha detto: “Ci penso io, eh... voi andate via...”. L’ho visto portare via Saman mettendole una mano sulla bocca e una volta rientrato l’ho sentito dire: “L’ho uccisa, non dire niente ai carabinier­i”».

Haider ha invece raccontato tutto e per Danish e gli altri si sono aperte le porte del carcere. Solo i genitori sono sfuggiti alla cattura.

 ?? ?? L’informativ­a La prima delle 62 pagine di informativ­a dei carabinier­i alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia sulla scomparsa e l’omicidio di Saman Abbas, all’interno della quale viene riprodotta la foto del bacio
L’informativ­a La prima delle 62 pagine di informativ­a dei carabinier­i alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia sulla scomparsa e l’omicidio di Saman Abbas, all’interno della quale viene riprodotta la foto del bacio

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