Csm, togati divisi tra destra e sinistra. Escluso Woodcock
Nonostante una riforma elettorale studiata per ridurre il condizionamento delle correnti e favorire candidature indipendenti, il voto per i componenti togati del prossimo Consiglio superiore della magistratura conferma il peso dei gruppi organizzati e la polarizzazione tra destra e sinistra. Su 20 seggi da assegnare (tra 87 concorrenti, vera novità di questa competizione), sette sono andati ai «conservatori» di Magistratura indipendente, sei ai «progressisti» di Area, quattro ai «centristi» di Unicost, uno alla sinistra di Magistratura democratica e due ad altrettanti aspiranti che correvano da soli. Uno, il pm milanese Roberto Fontana, proviene da Area ma s’era presentato in dissenso dal metodo che ha portato alla candidatura di Mario Palazzi, pm di Roma che non ce l’ha fatta. L’altro, Andrea Mirenda, ex di Md, è divenuto un fustigatore delle correnti. Esce di scena Autonomia e indipendenza, fondata da Piercamillo Davigo e dilaniata da lotte intestine. A tre anni dallo «scandalo Palamara» che ha terremotato l’attuale Csm, i magistrati (accorsi alle urne: oltre l’83 per cento) hanno premiato due schieramenti contrapposti. Da una parte Mi, che può definirsi di destra più per le rivendicazioni para-sindacali e il proposito di reintrodurre regole certe sulle nomine che per impostazione politica, e ha resistito all’assalto di alcuni indipendenti dietro i quali s’era intravista l’ombra dell’ex leader Cosimo Ferri, deputato (ricandidato) renziano e «complice» delle trame di Palamara; dall’altra la sinistra di Area, che sarebbe maggioranza se non si fosse rotto il patto unitario con Md e non avesse perso per strada il pm di Milano che fino a poco tempo fa era il coordinatore distrettuale del gruppo. Restano fuori candidati autonomi noti alle cronache, come il pm anglo-napoletano Henry John Woodcock e il procuratore di Tempio Pausania Gregorio Capasso. Per immaginare future alleanze nel prossimo Csm bisognerà attendere l’elezione dei dieci componenti «laici» da parte del Parlamento in seduta comune, sulla quale peserà il voto politico di domani.
La riconferma delle correnti
Sette i seggi per i «conservatori» di Magistratura indipendente, sei per i «progressisti» di Area