«Il Papa, i giovani e il patto sul pianeta Bisogna ascoltarli»
L’arcivescovo Sorrentino attende Francesco «Ad Assisi dirà: voi come Davide contro Golia»
ASSISI (PERUGIA) «La bellezza di ciò che sta avvenendo è nell’entusiasmo incredibile di questi giovani che non si arrendono all’esistente, non smettono di sognare, e promettono di fare tra loro e con il Papa un “patto”». L’arcivescovo di Assisi Domenico Sorrentino, 74 anni, oggi accoglierà Francesco nella città del santo di cui il Pontefice ha preso il nome. Ad Assisi si è riunita la terza edizione di «The Economy of Francesco», la prima in presenza dopo la pandemia, con un migliaio di giovani da 120 Paesi.
Eccellenza, mentre questi giovani si riunivano ad Assisi, altre decine di migliaia di studenti in Italia e nel mondo hanno manifestato nei Fridays for Future, lo sciopero globale per il clima. Sembra una generazione più consapevole rispetto a genitori e nonni, ma poco ascoltata dalla politica. Cosa può fare?
«I giovani possono fare tanto. Perché la posta in gioco li riguarda direttamente. Sanno che il pianeta che noi abbiamo devastato è quello che loro abitano e dovranno abitare. Sanno che la distribuzione iniqua delle risorse che lascia ai margini del banchetto della vita milioni di esseri umani ormai non è più tollerabile, per motivi etici ma anche economici. Manifestando, dicono di essere protagonisti ed esprimono una speranza di cui anche gli adulti hanno bisogno. Li dobbiamo ascoltare».
Di cosa si è parlato ad Assisi?
«Dopo tre anni di lavoro in remoto, un vero network di giovani in tutti i continenti, raccolti in “villaggi tematici”, sono stati affrontati tutti i nodi principali dell’economia. Ci si è raccontati. Esperienze, idee, iniziative, indicazioni che non vogliono essere “risposte”, piuttosto tracce di cammino. È un processo. Ne dovrebbe derivare un impegno collettivo e generativo. Quanto uscirà da questo, lo potrà dire solo il tempo».
Oggi arriva il Papa, cosa si aspetta?
«Il Papa ascolterà i giovani, lo hanno aspettato tre anni. Diranno la loro speranza che questo tempo drammatico — dalla crisi ambientale ed energetica, a quella dell’occupazione, fino alle minacce di una guerra globale — possa essere ancora un tempo “redimibile”, nel quale la speranza possa averla vinta sulla disperazione. Francesco si appellerà alla capacità dei giovani di essere, con l’aiuto di Dio, un po’ come Davide contro Golia. Già la sua lettera del 1° maggio 2019 era un testo appassionato e franco. I due videomessaggi degli anni scorsi ci hanno accompagnato. Ci aspettiamo un’indicazione di rotta, perché “The Economy of Francesco” non può né vuole chiudersi in questo evento. Ha il futuro davanti a sé».
Ad Assisi c’erano anche ragazzi ucraini e russi, un segno?
«Certo. Tra ragazzi — almeno tra ragazzi come questi, pieni di passione e sogni — la guerra non ci sarebbe stata. Questo dramma incredibile dell’invasione e del conflitto in Ucraina è nato in menti e cuori che portano la stanchezza della storia e il peso di un umano “invecchiato”. Bisogna dare alla storia una sterzata di giovinezza, e “The Economy of Francesco” ha questa ambizione».
” L’ambiente, le risorse Le nuove generazioni possono fare tanto Sanno che la situazione è ormai intollerabile
Lei ha scritto un libro, «La porta di Francesco», quella che conduce alla Stanza della spoliazione, simbolo universale di radicalità evangelica...
«In questi giorni ho visto i giovani passare la porta con le lacrime agli occhi. Esumata da importanti scavi archeologici, è esattamente il luogo in cui otto secoli fa Francesco di Assisi entrò che era il più ricco della città ed uscì che era il più povero, ormai povero con i poveri, per mettere la condizione degli ultimi al centro dell’attenzione dell’umanità. Gettò così il seme di una nuova economia non ingessata nella logica del profitto, ma fecondata dalla logica del dono, della solidarietà, della fraternità».