CURE AGLI ANZIANI : QUEL MODELLO PER LA RIFORMA
Nell’attesa che tornino a riempirsi le culle, occupiamoci dei vecchi. Oggi in Italia ci sono circa 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, il 5% della popolazione, e il loro numero è destinato a raddoppiare entro il 2030. Il Pnrr all’ultimo minuto si è ricordato di loro. Entro la primavera del 2023 si deve realizzare quanto atteso da tre decenni, cioè la riforma dei servizi per la non autosufficienza.
I tempi sono strettissimi e avrebbe senso pensare a procedure accelerate come quelle che hanno portato alla costruzione del ponte Morandi (non è forse la cura dei non autosufficienti una straordinaria infrastruttura di tipo sociale? Su questo ponte prima o poi si passa tutti). La notizia positiva è che un testo di legge delega il governo ce l’ha già nel cassetto, tra l’altro condiviso con le 52 organizzazioni che fanno parte del «Patto per la non autosufficienza» e a vario titolo si occupano del settore, dai sindacati dei pensionati alle Acli, alle rappresentanze dei datori di lavoro domestico. Il testo della legge delega era atteso in Consiglio dei ministri il 17 settembre, ma poi non se ne è fatto nulla. Qualcuno spera ancora che possa essere varato in extremis. Il mondo del non profit e delle associazioni che ha contribuito ai contenuti non vorrebbe vedere sprecato tutto il lavoro. Tanto più che la riforma dovrà essere varata entro la primavera. Senza contare che la condivisione con chi conosce i problemi dall’interno è un valore aggiunto. Comunque vada a finire, bene sarebbe che il prossimo Parlamento e il prossimo esecutivo non buttino alle ortiche tutto il lavoro fatto e dimostrino di considerare questa riforma una priorità. Un modo c’è: stanziare fondi adeguati. La riorganizzazione dei servizi alla non autosufficienza non può aspettare. Non possono aspettare gli anziani. Ma nemmeno l’esercito dei caregiver, in gran parte donne, che in solitudine si stanno facendo carico della cura di padri e madri.