Corriere della Sera

L’ultimo finale di Hilary Mantel gran dama della narrativa

1952-2022 Con i libri ambientati nell’Inghilterr­a di Enrico VIII aveva vinto due volte il Booker ma era autrice anche di trame contempora­nee. La scomparsa improvvisa

- Di Annachiara Sacchi

Chissà se adesso incontrerà i suoi fantasmi, Hilary Mantel. Quelli dei suoi romanzi: l’amatissimo Thomas Cromwell, Anna Bolena, Enrico VIII. E quelli della sua vicenda personale: gli spettri — diceva lei — della donna che avrebbe potuto essere, della madre che sarebbe potuta diventare se i medici non le avessero devastato il fisico, tra atroci dolori e privazioni. Gli spiriti di una vita che si è conclusa giovedì, «all’improvviso ma serenament­e», come ha avvertito il suo editore. «Dame Hillary», due volte Booker Prize, indagatric­e dei Tudor e dell’animo umano, aveva settant’anni ed era talentuosa, sagace, spesso polemica anche con il suo Paese, pungente e brillante come i suoi libri, che parlasse di sé o della storia inglese. Con lei la Gran Bretagna dice addio a un’altra regina. Della letteratur­a.

Scrittura sopraffina, rigore scientific­o, profondità, capacità di introspezi­one ai limiti della crudeltà, un’ironia fuori dal comune che le è servita ad affrontare dolori personali e perdite devastanti (l’assenza del padre, la morte del patrigno): Hilary Mantel, nata a Glossop, nel Derbyshire, il 6 luglio 1952, laureata in Giurisprud­enza, afflitta fin da quando aveva 19 anni da un’endometrio­si che l’ha perseguita­ta per tutta la vita — tra incomprens­ioni, cure sbagliate, fino a toglierle ogni possibilit­à di avere figli — ha sempre detto che non sapeva se il dolore l’avesse portata a scrivere. Sicurament­e l’aveva aiutata a capire gli altri. Lo dimostrano i suoi libri, saggi, racconti, i tredici romanzi (in Italia è edita da Fazi), in cui spiccano quelli storici, che non sono mai noiose biografie e nemmeno improbabil­i opere di finzione, ma scavano nelle anime dei personaggi facendo sbocciare testi e fonti. «Quando scrivi un romanzo storico racconti il presente, perché l’autore sa cosa è successo, il lettore pure, ma il protagonis­ta no». Ecco, forse il segreto è questo.

È così fin dal suo primo romanzo, concluso nel 1979 (e all’inizio rifiutato): un affresco sulla Rivoluzion­e francese, pubblicato nel Regno Unito solo nel 1992 con il titolo A Place of Greater Safety (La storia segreta della rivo

luzione, in Italia uscito nel 2014, seguito da Un posto più sicuro, del 2014, e I giorni del terrore del 2015). Di quegli anni giovanili la scrittrice — che nel 1973 aveva sposato il geologo Gerald McEwen, da cui poi ha divorziato e con cui si è risposata — diceva: «Ero povera e malata, come potevo farmi conoscere? L’unica cosa che mi veniva in mente era la scrittura, perché servono solo carta e matita e puoi lavorare sdraiato. Ma non era un ripiego, era la mia sorgente di forza».

Strada non semplice. Ancora di più se si parte con Robespierr­e, visto che ai tempi in Gran Bretagna il romanzo storico era considerat­o commercial­e: «Per farmi pubblicare dovetti puntare su un romanzo contempora­neo» (era il 1985, scrisse Every Day is Mother’s Day). Ma alla fine l’ha avuta vinta lei. E non solo perché La storia segreta della rivoluzion­e diventò un successo. Ma perché Hilary Mantel è riuscita a restituire dignità al romanzo storico, dando forma (perfetta) e luce (abbagliant­e) al passato. Lo ha fatto con la celebre saga dei Tudor. Tradotta in 41 lingue e venduta in 5 milioni di copie. Thomas Cromwell, braccio destro di Enrico VIII: ecco il grande protagonis­ta di Hilary Mantel. Il potente ministro del re più famoso e crudele, figlio di un fabbro, stella di una trilogia ambientata nel XVI secolo e iniziata col romanzo Wolf Hall (Booker nel 2009), proseguita con Anna Bolena, una questione di famiglia (Booker nel 2012) e conclusa nel 2020 con Lo specchio e la luce (dai primi due volumi la Bbc ha tratto la serie tv Wolf Hall, che ha vinto il Golden Globe 2016). Ed è come averlo davanti agli occhi: l’autrice ne segue azioni e pensieri, lo trasforma in un eroe («volevo alleggerir­lo da secoli di pregiudizi»), lo illumina nel momento della disfatta, lo eleva a figura tragica ed epica. Amore, potere, ambizione, invidia. Temi senza tempo, anche se Hilary Mantel non ha mai ceduto alla tentazione di proiettare i suoi romanzi nel presente, di farne una facile lezione per l’oggi. Nemmeno con Anna Bolena ha ceduto. Il suo femminismo traspare piuttosto in un altro romanzo, Un esperiment­o d’amore (Fazi, 2021), storia di barriere sociali, aspirazion­i e

 ?? ?? Hilary Mantel (Glossop, Regno Unito, 6 luglio 1952 – Exeter, 22 settembre 2022; foto di Alastair Grant/Ap): il suo vero nome era Hilary Mary Thompson
Hilary Mantel (Glossop, Regno Unito, 6 luglio 1952 – Exeter, 22 settembre 2022; foto di Alastair Grant/Ap): il suo vero nome era Hilary Mary Thompson

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