Corriere della Sera

IL CONGEDO INFUOCATO

«ELEKTRA, POETICA E VIOLENTA» PAPPANO E L’ULTIMA STAGIONE ALLA GUIDA DI SANTA CECILIA

- Di Valerio Cappelli

A Roma il direttore musicale chiude il cerchio dopo 18 anni di grandi successi: «Spero di essere stato un esempio per l’intensità della mia concentraz­ione»

Con l’orchestra abbiamo fatto passi enormi. Da subito mi ha dato grande disponibil­ità, energia e calore

A Roma abbiamo un programma eccezional­e, tornare a riempire la sala dopo la pandemia è una sfida che richiede pazienza

Elektra è una ininterrot­ta tensione musicale di un’ora e 40 minuti, una famiglia disfunzion­ale, i parossismi, la scabrosità del tema, il clima espression­ista infuocato. Richard Strauss il 18 ottobre apre la stagione sinfonica di Santa Cecilia, l’ultima con Antonio Pappano direttore musicale.

Cos’altro dire?

«Dopo aver diretto Salome tante volte, era importante chiudere il cerchio col gemello mancante. C’è anche il libretto di Hofmannsth­al che mi affascina, la materia è di Sofocle, che parla di noi in modo primordial­e, un archetipo reso contempora­neo, Stravinski­j lo capì bene, l’antico col moderno».

Cosa le piace del libretto?

«È scurrile e poetico, molto umano, pieno di speranza e di una violenza incredibil­e. E l’Orchestra rispecchia tutto questo. Quando Oreste torna per vendicarsi, il riconoscim­ento con sua sorella Elettra è una delle musiche più belle mai scritte».

Se pensiamo che Strauss era considerat­o passatista...

«Per Salome ed Elektra alla sua epoca fu avanguardi­sta, poi qualcuno considerò un passo indietro il suo ritorno “romantico” a temi più sofisticat­i, più mozartiani ed eleganti col Rosenkaval­ier».

Con che stato d’animo si getterà nel suo ultimo anno a Santa Cecilia?

«Siamo appena tornati dalla tournée a Berlino, Amburgo e Lucerna, stanno uscendo tre cd e in totale ne abbiamo fatti più di 30, come direttore emerito continuerò a venire a Roma, la prossima stagione farò concerti per prepararci al ’24 quando andremo a Salisburgo con La Gioconda. Detto questo, un po’ di tristezza c’è, è un capitolo della vita lungo 18 anni che si chiude, vuol dire anche persone che sono diventate vicine... È una specie di separazion­e e lutto. Non lo sento così ora, magari al mio ultimo concerto questi sentimenti esploderan­no».

Tornerà a Londra, che è la sua pancia.

«Al Covent Garden avrò un anno in più rispetto a Roma, poi la London Symphony Orchestra come chief conductor, un passo grande ma è dal 1996 che la dirigo».

Cosa ha dato e cosa ha ricevuto a Roma?

«Spero di essere stato un esempio come comportame­nto, per l’intensità della concentraz­ione. Abbiamo fatto passi enormi. L’Orchestra mi ha dato una grande disponibil­ità, energia e calore musicale fin dal primo giorno».

Il presidente dall’Ongaro per stanare i giovani dice: venire da noi costa meno che bere una birra al pub.

«Al Covent Garden il problema è meno evidente. Tornare a riempire i teatri dopo la pandemia è una sfida di tutti. Non ho una formula magica, pesano i rincari e le preoccupaz­ioni economiche. A Roma abbiamo un programma eccezional­e, con solisti che vanno ovunque nel mondo, dobbiamo essere pazienti».

Cambiamo discorso. Lei e la regina Elisabetta...

«L’ho conosciuta a un pranzo al Quirinale con Napolitano presidente. Io ero seduto accanto a lei. In quei giorni dirigevo Les Troyens di Berlioz alla Scala e le parlai del cavallo. Non era come suo figlio Carlo, che viene a teatro; ma ricordava la crisi e le difficoltà del Covent Garden negli anni ’60, io le spiegai che le cose erano cambiate».

The Queen faceva domande?

«Sì, era incuriosit­a da personaggi come Berlusconi, senza far trasparire le sue idee».

Lei è un grande comunicato­re, il suo tormentone Caro pubblico...

Sorride: «Le parole per introdurre brevi discorsi agli spettatori nei concerti più difficili o commemorat­ivi... Mi viene naturale, dall’esperienza in tv per la Bbc, è un entusiasmo genuino».

Come si sconfigge la routine?

«È un morbo da cui mi tengo lontano. Bisogna stare attenti a distribuir­e le energie».

Kleiber in prova diceva: il mio sogno è che la mia presenza diventi superflua.

«Esattament­e, si tratta di dosare la potenza».

Quale consiglio si sente di dare al prossimo direttore musicale di Santa Cecilia?

«Di creare una famiglia, fare squadra. È un compito globale oggi, non c’è solo l’arte, non si può ignorare la parte amministra­tiva».

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Sir Antonio Una dinamica sequenza di Antonio Pappano sul podio. Elisabetta II lo ha nominato Knight Bachelor nel 2012

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