«Io e Clara, pioniera al pianoforte beffata da un destino di moglie»
Come tutte le altre, le famiglie musicali possono essere felici o infelici. «Ma famiglie restano, la musica crea legami saldi come il sangue» assicura Beatrice Rana, giovane pianista dall’anima forte e antica come gli ulivi della sua Puglia. Terra mai dimenticata dove torna appena può, per ritrovare la sua famiglia, dove tutti suonano, e dare vita ogni estate al festival Classiche Forme, che si svolge tra chiostri, frantoi, masserie...
«Il lavoro mi ha portata a vivere a Roma e anche qui ho trovato una famiglia, quella di Santa Cecilia. Musicisti amici con cui ho stabilito un bel legame artistico, e in Tony Pappano ho trovato un mentore generoso» racconta Beatrice, promossa «artista in residenza» dall’Accademia romana. Titolo assegnato in 100 anni solo un’altra volta, alla violinista Lisa Batiashvili.
«Una “medaglia” speciale, non sei più ospite occasionale ma fai parte di un progetto continuato. D’accordo con Pappano, abbiamo deciso di dedicarlo alle “Famiglie musicali” di Schumann e Mendelssohn.
Due geni, al cui fianco troviamo figure femminili di rilievo ma non abbastanza riconosciute quali Clara, moglie di Robert e Fanny, sorella di Felix. Protagoniste dei miei due cicli di concerti».
Nel primo, il 3, 4, 5 novembre, Beatrice eseguirà con l’orchestra diretta da Pappano il Concerto per pianoforte di Clara inserito tra due composizioni del marito, l’Incompiuta e la Seconda sinfonia. «Due capolavori tra cui il suo non sfigura di certo. Meraviglioso, tanto più che lo scrisse a 14 anni! Poteva essere l’inizio di una brillante carriera da compositrice, se non fosse che Clara s’innamora di Robert
e lo sposa. Rientrando così nei ranghi di moglie e madre pronta, per sostenere il lavoro del marito, a rinunciare al suo».
Scelta messa nero su bianco da Clara stessa: «Credevo di avere talento creativo ma sto cambiando idea; una donna non dovrebbe desiderare di comporre. Che sia Robert a creare, sempre! Questo deve rendermi felice». Creare non è cosa per donne, la stanza tutta per sé rivendicata un secolo dopo da Virginia Woolf, Clara non può neanche sognarla. «Si dedica a quel che le è consentito, la carriera di pianista. Considerando i tempi, è stata una pioniera».
Subito dopo, 7 novembre, Beatrice affronterà un momento cameristico con i Solisti di Santa Cecilia: Dvorák, Ravel e il Carnevale degli animali di Saint-Saëns, a quattro mani con Pappano. Quindi a gennaio, 5, 7, 8, secondo appuntamento sinfonico, direttore Jakub Hruša, lei alle prese con il Concerto per pianoforte di Robert Schumann. A chiudere il ciclo, 29 gennaio, l’omaggio a Fanny Mendelssohn, due brani per violoncello e pianoforte da eseguire con sua sorella Ludovica. «Oltre che sorelle siamo amiche e complici. Un’intesa ideale per affrontare un caso complesso come quello di Fanny. Che non potendo comporre come donna, spesso firmava i brani con il nome del fratello».
I pregiudizi sono duri a morire. Ancora oggi le donne occupano spazi marginali nel mondo della musica. «Negli ultimi tempi qualcosa è cambiato, ma quello che non sopporto sono le quote rosa applicate per garantirsi le quote di gender. Una forma di discriminazione anche più offensiva».
Scrisse il concerto per piano a 14 anni. Poteva avere una carriera nel comporre ma poi si innamorò di Schumann
Con mia sorella Ludovica siamo amiche e complici: ideale per affrontare il caso di Fanny Mendelssohn