Il Papa invita i giovani a fare chiasso «Cambiamo sistema, la Terra brucia»
Assisi, l’incontro con i ragazzi da 120 Paesi. «Serve un’economia di pace, il lavoro sia degno»
ASSISI «La situazione è tale che non possiamo solo aspettare il prossimo summit internazionale: la terra brucia oggi, ed è oggi che dobbiamo cambiare, a tutti i livelli». Il Teatro Lyrick è uno spazio restaurato di archeologia industriale sulla piana che guarda il Convento e la città alta; il Papa si rivolge a un migliaio di giovani, «non lasciateci tranquilli, fate chiasso, dateci l’esempio!», tra loro ci sono economisti, imprenditori e studenti arrivati da 120 Paesi per la terza edizione di «Economy of Francesco». E la riflessione del pontefice, ieri mattina, è una sintesi del suo magistero, dall’enciclica Laudato si’ alla Fratelli tutti, l’«insostenibilità spirituale del nostro capitalismo», la necessità di «trasformare un’economia che uccide in un’economia della vita», la speranza di «cambiare un sistema complesso come l’economia mondiale». Solo che stavolta le sue parole hanno in più un senso di urgenza: «Non basta fare il maquillage, bisogna mettere in discussione il modello di sviluppo».
Si legge Isaia, «Shomèr ma mi-llailah?, Sentinella quanto resta della notte?», lo ripetono un ragazzo di Taiwan e uno del Ruanda, Olena viene dall’Ucraina: «Quando finirà il dolore del nostro popolo e di tutti i Paesi in guerra?».
Francesco ascolta le testimonianze, agricoltura sostenibile, economie circolari, diritti degli indigeni, una giovane fuggita dall’Afghanistan: «Ora regnano tirannia e povertà, le donne non possono studiare né lavorare». Tutto si tiene. «La nostra generazione vi ha lasciato in eredità molte ricchezze, ma non abbiamo saputo custodire il pianeta e non stiamo custodendo la pace», dice Francesco: «Voi giovani siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune che sta andando in rovina. Una nuova economia ispirata a San Francesco oggi può e deve essere un’economia amica della terra e un’economia di pace». Del resto, «la sostenibilità è una realtà a più dimensioni: il grido dei poveri e il grido della terra sono lo stesso grido, anche la diseguaglianza inquina mortalmente il nostro pianeta».
Il Papa è ironico, «parlare di economia sembra quasi cosa vecchia: oggi si parla di finanza, un cosa gassosa, non la si può prendere». Osserva che «una società e un’economia senza giovani sono tristi», in un mondo che patisce anche «carestia di felicità», e aggiunge: «Andate in queste università ultraspecializzate in economia liberale, e guardate la faccia dei giovani che studiano lì». La terra è stata «saccheggiata» e «neanche per il benessere di tutti, ma di un gruppetto». Si tratta di cambiare subito, oltre «il paradigma economico del Novecento che ha depredato le risorse naturali».
Questo «è il tempo di un nuovo coraggio nell’abbandono delle fonti fossili d’energia, di accelerare lo sviluppo di fonti a impatto zero o positivo». E poi «dobbiamo accettare il principio etico universale che i danni vanno riparati: se siamo cresciuti abusando del pianeta, oggi dobbiamo imparare a fare sacrifici negli stili di vita ancora insostenibili».
Lo stesso vale per «le ingiustizie sociali e politiche», la povertà: «Fare economia ispirandosi a San Francesco significa mettere al centro i poveri. Finché il nostro sistema produrrà scarti e noi opereremo secondo questo sistema, saremo complici di un’economia che uccide». L’economia di mercato «è nata nel Duecento a contatto con i frati francescani» e «non disprezzava i poveri». Invece «il nostro capitalismo vuole aiutare i poveri ma non li stima». Certo, «noi dobbiamo combattere la miseria, anzitutto creando lavoro degno e ben remunerato, non dimenticatevi dei lavoratori!». Ma «per avere gli occhi dei poveri bisogna essere loro amici». Soprattutto, bisogna «tradurre gli ideali in opere concrete». Il Papa firma con i giovani un «Patto». E torna a denunciare l’inverno demografico: «C’è la schiavitù della donna, che non può essere madre perché appena sale la pancia la licenziano. Alle donne incinte non è sempre consentito lavorare».
Le disuguaglianze «Il pianeta è stato saccheggiato per il benessere di un gruppetto»