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«Ero un ammiratore sfegatato di Paolo Poli, andavo a vedere tutti i suoi spettacoli e una sera, al Teatro Valle, per conoscerlo da vicino, mi presento nel suo camerino spacciandomi per giornalista. Lui mi dà un’occhiata distratta, risponde svogliatamente e frettolosamente a un paio di domande, che forse non erano molto intelligenti, poi mi chiede: che fai? Gli rispondo che frequentavo l’università e stavo preparando un esame su Giovanni Pascoli. Comincia a raccontarmi molte cose sul grande scrittore e io mi incanto nell’ascoltarlo. Però poi si interrompe bruscamente, sentenziando: è molto meglio il film porno che ho appena visto con Moana Pozzi, dove interpreta una psicoanalista che cura i pazienti... Una battuta, la sua, che mi fa follemente innamorare della sua ironia, tanto che esco dal camerino, gli vado a comprare un mazzo di tulipani e glielo lascio in teatro, con il mio numero di telefono di casa, perché all’epoca non esistevano i cellulari. L’indomani mattina, alle 7 e mezzo, Poli si svegliava sempre all’alba, mi chiama, io rispondo intontito dal sonno. Mi dice: sono Paolo Poli, detesto i tulipani, il mio unico amore è stato un olandese... E riattacca la cornetta».
Pino Strabioli è una miniera di aneddoti sugli innumerevoli personaggi che, nella sua lunga carriera di showman, ha incontrato, e continua a incontrare in teatro, in televisione e alla radio. Si definisce un giornalista mancato: «Non ho mai fatto l’esame per accedere all’Ordine», eppure ha intervistato i più noti protagonisti del mondo dello spettacolo.
E pensare che lei ha iniziato come attore in palcoscenico...
«Sì, recitando persino testi di Luigi Pirandello, ma sempre in piccoli ruoli. A volte mi sono capitate offerte per parti interessanti, mai da protagonista. So di non avere il talento di un grande interprete, non posso fare Amleto, ma non la vivo come una frustrazione e mi sono costruito una forma scenica in maniera artigianale.