1987-2007, la scelta di Kim
Dolce e Gabbana riportano in passerella il meglio di vent’anni della loro moda. Con l’aiuto di Kardashian
Loro&lei. Stilisti e curatrice. Designer e social queen. Dolce e Gabbana e Kim Kardashian. No, vabbè. Sono persino emozionati, tutti e tre. Anche se dovrebbero esserci abituati: agli abiti, ai riflettori, agli applausi. Eppure sembrano quasi timidi quando escono in passerella e si danno la mano. La sfilata che è appena andata in scena è stata incredibile, ci consentano i protagonisti, per loro ma anche e soprattutto per gli abiti: vent’anni del meglio di stagione e stagioni. Dal 1987 al 2007, pezzi selezionati da Domenico Dolce e ri-selezionati da Kim Kardashian, previo viaggio a Los Angeles dello stilista. Ogni singolo look — dal pizzo alla guêpière, dal pastrano Leopardo alla culotte di raso, dalla t-shirt al tubino tutto un laccio, dai tailleur avviati ai lunghi sirena — racconta di uno stile e della sua coerenza. «Riguardando quei pezzi ci siamo chiesti se eravamo pazzi allora per essere così avanti» riflettono gli stilisti non senza stupore, loro e di tutti, di aver consegnato all’oggi collezioni di ieri assolutamente attuali. E desiderabili. Stessi tagli. Stesse proporzioni. Stessi materiali. L’immaginario era ed è. E suscita lo stesso desiderio, vent’anni dopo. Gli stessi designer non sanno dare una risposta al «senza tempo». «Forse perché qualsiasi cosa facciamo è istintiva, mai studiata».
Ci sono suo padre e sua madre che lo applaudono commossi perché il loro ragazzo di strada ne ha fatta parecchia: Maximilian Davis, 27 anni, inglese di orgine giamaicana e trinidadiana, debutta alla direzione creativa di Ferragamo con una collezione che è l’inizio di un nuovo capitolo della storia del brand fiorentino. Semplicità e sensualità sono le parole chiave e il nuovo designer le traduce con grande delicatezza puntando sulla leggerezza di abiti drappeggiati secondo la tradizione fiorentina e il glamour della Hollywood degli anni in cui Salvatore si muoveva. Gli anni dive eteree e bellissime: «Ho voluto cominciare proprio rendendo omaggio a quel periodo, quando Ferragamo arrivò a Los Angeles». Davis sfiora con garbo la storia della maison, e pelle e sete sono il vocabolario con il quale la porta avanti, consegnandola a un quotidiano più vero: le silhouette, sempre aderenti, dagli abiti percorrono i micro shorts, le maglie, le polo, i leggings, ma anche i tuxedo, gli scamiciati. I colori sono perfetti, ricordano certi tramonti a Malibù: con un rosso Ferragamo che ammalia. Sandelle dali da manuale e tacco scultura come da Dna.
Voglia di pacatezza da Ermanno Scervino. Là dove la pacatezza spesso incontra semplicità e purezza anche solo nella paletta di colori, delicati e perfetti. Desiderio di vedere qualcosa di diverso ma allo stesso tempo di autenticamente umano, contemporaneo. Senza urla o eccessi. Ma nel rispetto di tutto quello che sta succedendo davanti al quale non bisogna fermarsi ma reagire. «È che la bellezza non basta più. Abbiamo bisogno di qualcosa di più. Io l’ho trovato nel dialogo fra la manualità e la tecnologia, fra le mie artigiane e le macchine». Così ecco che i tagli sono eseguiti al laser, le maglie spalmate di paillettes, le giacche di pelle ricamata, gli abiti di chiffon manipolati per riflettere la luce e i cotoni trattati per sostenere le linee di completi sartoriali.
Un wedding party divertente dal quale parte un messaggio preciso: è il momento di aiutarsi, in coppia tutto è più facile. Di questo è convinto Massimo Giorgetti che è felicemente sposato da tre anni e con la sua Msgm lo dice in abiti ed entusiasmo. Anche se non è tutto happy moment, e dal romantico al noir è un attimo. Milla Jovovic e Uma Thurman, le icone. Velo bianco e velo nero. La collezione è fresca e young con gonne di tulle e top, che possono ruotare. Ma è anche giacche e cargo doc. Punta sui piccoli pezzi facili anche Lorenzo Serafini con la sua Philosophy, forse la collezione più reale fra quelle disegnate dallo stilista. Capi facili, in tessuti stretch, idealmente il perfetto guardaroba di una moderna ballerina, anche nei colori, pastello e naturali.
Strong ma decisamente più convincente la nuova Trussardi che si allontana dall’immaginario underground per avvicinarsi un po’ di più alla storia del brand e recuperare certe lavorazioni e certi classici della pelletteria.