Corriere della Sera

Sangalli: caro bollette, 120 mila pmi a rischio Ora ristori più ampi

Il presidente Confcommer­cio: i costi? Il triplo della Francia

- Di Antonella Baccaro

Presidente Sangalli, dal mese scorso i prezzi dell’energia in Europa hanno registrato valori superiori anche di dieci volte rispetto al quelli considerat­i normali. Qual è la situazione in Italia?

«Secondo gli ultimi dati elaborati dall’Osservator­io Confcommer­cio-Nomisma, i prezzi dell’energia in Italia sono molto più alti rispetto ad altri Paesi».

Può fornirci dei dati?

«Ne basta uno: rispetto alla spesa per l’elettricit­à, quest’anno i nostri alberghi, bar, ristoranti e negozi pagheranno una bolletta tra il 40% e il 60% in più rispetto alla Germania, e addirittur­a tripla rispetto alla Francia».

Con quali effetti a oggi?

«Si rafforza l’allarme che avevamo lanciato a giugno, in occasione della nostra Assemblea pubblica: ciò che non ha fatto la pandemia ai servizi e al commercio, rischiano di farlo gli insopporta­bili costi energetici».

Può fare degli esempi?

«Già oggi molte imprese stanno riorganizz­ando o riducendo i servizi: aumenta, ad esempio, il ricorso ai piatti freddi nella ristorazio­ne. Si adotta nei panifici la panificazi­one a giorni alterni».

C’è un rischio concreto di ulteriori chiusure?

«Sì, da qui alla prima metà del 2023, almeno 120 mila piccole imprese del terziario sono a rischio, con la perdita di oltre 370 mila posti di lavoro. Una stima prudenzial­e che non tiene conto delle imprese più grandi. Senza dimenticar­e il dramma che stanno vivendo famiglie e imprese colpite dall’alluvione nelle Marche, dove serve un grande sforzo collettivo per ripristina­re, al più presto, il sistema economico e produttivo».

Ci sono segni concreti di recessione secondo le vostre stime?

«Prevediamo che il Pil nel terzo trimestre segni un -0,8%, seguito da un’ulteriore moderata caduta nel quarto trimestre. Il 2022 si chiuderebb­e, così, con un Pil al +3%, in netto calo rispetto al +5,5% del primo semestre. Senza dimenticar­e gli effetti di un’inflazione galoppante che, in media d’anno, dovrebbe toccare il 7,5% con un picco massimo a settembre del 9,2%».

Ci sono misure che si possono intraprend­ere a livello europeo?

«Certo, in raccordo con l’Europa bisogna mettere in campo interventi struttural­i per fronteggia­re l’emergenza energetica, contenere l’inflazione e contrastar­e, dunque, il pericolo recessione».

A cosa si riferisce?

«All’“energy recovery fund”, alla fissazione di un tetto al prezzo del gas e alla revisione dei meccanismi e delle regole di formazione del prezzo dell’elettricit­à».

Il decreto Aiuti ter sarà utile?

«Contiene misure utili a mitigare l’impatto dell’emergenza energetica sulle imprese, che vanno rafforzate tenendo conto del fatto che i crediti d’imposta potenziati, mi riferisco a quello per i “non energivori”, riguardano il prossimo bimestre ottobrenov­embre. Occorre consentire che coprano anche il trimestre luglio-settembre, oltre che il prossimo mese di dicembre».

E sulle bollette?

«Andrebbe previsto un maggior ristoro per quelle con incrementi dei costi dei consumi elettrici per KWh superiori al 100%. E andrebbe rafforzata anche la portata degli interventi messi in campo per fronteggia­re gli effetti del caro-carburanti nel settore dei trasporti».

Prevediamo che il Pil nel terzo trimestre segni un -0,8%, seguito da un’ulteriore moderata caduta nel quarto trimestre. Senza dimenticar­e gli effetti di un’inflazione galoppante

C’è un pacchetto relativo ai crediti?

«Servirebbe il potenziame­nto degli interventi degli strumenti di garanzia, l’allungamen­to della durata dei prestiti garantiti e il rinnovo delle moratorie. E andrebbero riproposte le misure emergenzia­li della fase pandemica in materia di riduzione del capitale sociale e di sospension­e temporanea degli ammortamen­ti. Così come servirebbe­ro soluzioni che consentano, in deroga temporanea ai principi contabili, un ammortamen­to pluriennal­e dei costi energetici».

Inizia una nuova legislatur­a, cosa si aspetta?

«A tutte le forze politiche abbiamo chiesto responsabi­lità repubblica­na: consapevol­ezza, cioè, delle sfide che il nostro Paese deve affrontare e della necessità di scelte conseguent­i. A partire, ovviamente, da quanto occorre fare, anche a livello europeo».

Il Pnrr va rivisto?

«Non ci sono scorciatoi­e: sulla scia del “cantiere” del Pnrr, servono buone riforme e buoni investimen­ti. Riforme ed investimen­ti che facciano funzionare il nostro Paese meglio ed in modo più semplice, liberando le energie del lavoro e delle imprese italiane».

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Carlo Sangalli, 85 anni, è presidente di Confcommer­cio Imprese per l’Italia

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