Cremona celebra la liuteria e il suo auditorium-gioiello
Anche Joshua Bell e Capossela nel decennale della sala Arvedi
«Nella musica convivono le anime del compositore, dell’esecutore, dell’ascoltare, dello strumento, ma a Cremona si aggiunge anche quella della città. Perché qui Stradivari e la liuteria, patrimonio Unesco, sono un simbolo che davvero suscita in modo tangibile l’orgoglio della gente, tanto più da quando non ci sono solo una storia antica e una tradizione gloriosa, ma anche un festival straordinario e un luogo fisico dove il nostro patrimonio riluce in tutto il suo splendore». Il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti fatica a contenere l’entusiasmo, riflettendo sull’impatto che lo Stradivari Festival e il Museo del Violino hanno avuto e continuano ad avere sulla città: se la rassegna festeggia nel 2022 il decennale di attività (e lo fa ospitando grandi stelle come Joshua Bell, atteso in Beethoven e Debussy col suo Stradivari «Hubermann» del 1713, o Sergej Krylov, figlio del primo russo venuto a Cremona per imparare l’arte liutaia, accompagnato da Alexandra Dovgan tra Schubert e Franck), l’anno prossimo sarà il Museo a tagliare questo importante traguardo.
«Come non tornare con la memoria al 2013 e con riconoscenza al cavalier Arvedi, che volle questo luogo e soprattutto lo splendido Auditorium non a caso intitolato a Giovanni Arvedi?», ricorda Virginia Villa, direttrice del Museo, che spesso mette a disposizione degli artisti ospiti del Festival i suoi preziosi violini. Perché, come sottolinea ancora Galimberti, «questo museo non è un deposito del passato, ma un laboratorio di ricerca e innovazione: i violini si ammirano, ma si devono ancor più ascoltare, ci sono gli Stradivari e i Guarneri, ma è allestita ora una mostra sui liutai italiani del 900».
Il regalo a sorpresa per il decimo compleanno «è l’incontro dei due fratelli Quarta, che inaugureranno suonando per la prima volta insieme» introduce il direttore artistico Roberto Codazzi, che sottolinea come i due cardini storici della rassegna siano «gli strumenti ad arco, simbolo mondiale di Cremona, e l’Auditorium Arvedi, la cui eccellenza acustica fa letteralmente innamorare gli artisti che vi suonano».
Codazzi ha disegnato un cartellone quanto mai variegato: già l’incontro tra Massimo e Alessandro Quarta avviene non solo nel nome di Bach e Vivaldi, ma sulle note dello stesso Alessandro, compositore tutt’altro che classico, e di due contemporanei come Colasanti e Braconi; il secondo violinista in locandina è l’argentino Andrés Gabetta, che regalerà un Tango barocco spaziando col Pietro Guarneri «di Venezia» del 1727 tra Vivaldi e Piazzolla, accompagnato dal quintetto della London Royal Academy e dal bandoneon di Mario Stefano Pietrodarchi. Prima di lui il Festival approderà su un lido ancor più esotico: il Bestiario d’amore immaginato da Vinicio Capossela, autore, voce e pianoforte in trio col violinista Raffaele Tiseo e l’antica vihuela di Giovannangelo De Gennaro. Tra questi e l’Orchestra Femminile del Mediterraneo col primo violino scaligero Laura Marzadori, quasi sorprende l’incontro tra il Quartetto della Scala e il pianista Giovanni Albanese nel Quintetto di Brahms.