Salvini e lo spettro del disastro La «lunga notte» nel fortino leghista
Dopo i primissimi dati il numero uno commenta l’exploit della coalizione: «Sarà una lunga notte, intanto grazie» Ma le previsioni per il suo partito, sotto il 9%, denunciano il crollo
MILANO Una vittoria del centrodestra ma un risultato molto pesante per la Lega (tra l’8 e il 9 per cento). E così si spiega perché Matteo Salvini sia il primo segretario della coalizione vincente ad affidare alla rete un commento, battendo sul tempo anche chi (Giorgia Meloni) fin dai primi dati diffusi dalle tv ha sbaragliato tutti. «Centrodestra in netto vantaggio sia alla Camera che al Senato! Sarà una lunga notte ma già ora vi voglio dire grazie», il tweet del leader leghista un quarto d’ora dopo la chiusura dei seggi.
Una scelta singolare, che però si capisce meglio quando poco prima di mezzanotte arriva la prima proiezione di Swg per il Tg La7 che vede la Lega fermarsi al di sotto del 10 per cento, ma con la possibilità che finisca anche sotto il 9 per cento (sarà 8,4). E la proiezione della Rai conferma la possibile disfatta, attestando l’asticella all’8,5 per cento. Un risultato che, se sarà confermato dai dati reali che arriveranno nella notte, decreterebbe un vero e proprio tracollo per il Carroccio che cinque anni fa aveva ottenuto poco più del 17 per cento. Salvini sposta i riflettori sul risultato del centrodestra per evitare di commentare, almeno a caldo, una performance talmente negativa da metterne a rischio il ruolo di leader.
A dispetto delle ostentazioni di forza, non ultimo il successo della lunga diretta social del segretario seguita venerdì da oltre tre milioni di persone sulle diverse piattaforme, negli ambienti leghisti nelle ultime settimane lo scetticismo sulla possibilità di confermarsi sui numeri degli ultimi sondaggi disponibili (tra il 12 e il 13 per cento) era piuttosto diffuso. Solo Salvini, almeno ufficialmente, si diceva sicuro di poter bissare i successi precedenti. Una settimana fa, sul sacro suolo del raduno di Pontida, si era spinto a dire che se il presidente della Repubblica avesse volurose. to affidargli l’incarico di guidare il governo lui si sarebbe fatto trovare pronto.
Ma nel partito molti la pensavano diversamente e trattenevano i brontolii solo per salvaguardare l’immagine. Con i risultati che stanno uscendo dalle urne è facilmente immaginabile che le richieste di un cambio di rotta, e probabilmente anche di segretario, spunteranno numeAnche se un’alternativa a Salvini, almeno per il momento, non si intravede. In passato si sono fatti i nomi dell’ala cosiddetta governista: da quello del ministro Giancarlo Giorgetti ai governatori Luca Zaia e, soprattutto, Massimiliano Fedriga. Determinante sarà conoscere cosa intende fare il segretario in carica, se pensa che nonostante il pesante arretramento possa continuare a guidare il Carroccio o se non intenda passare la mano magari guidando direttamente la sua successione. Nelle prossime ore arriveranno le risposte.
Certo è che cambieranno radicalmente i rapporti dentro il centrodestra tra la Lega e Fratelli d’Italia. D’ora in avanti chi guarderà dall’alto in basso sarà Giorgia Meloni e certe frizioni malamente nascoste negli anni scorsi sembrano destinate a riemergere. E per reggere il confronto i lumbard avranno bisogno di contare su una guida forte.