Corriere della Sera

«Ora pensiamo al governo» La resistenza degli azzurri

Le proiezioni danno il partito intorno all’8 per cento Il vicepresid­ente Tajani : «Questo è un esecutivo che nasce forte. Siamo fiduciosi per la vittoria in Sicilia di Schifani»

- Fabrizio Caccia © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROMA L’ex presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, vicepresid­ente di Forza Italia, ha atteso i primi exit poll nel palazzo dei Gruppi parlamenta­ri della Camera. Sul primo exit poll che dà il partito intorno all’8% è chiarament­e soddisfatt­o: «Ci vuole ancora grande cautela perché stiamo parlando di exit poll, ma comunque si può già dire che ha vinto il centrodest­ra. E il contributo di Forza Italia è stato ancora una volta determinan­te così come lo sarà il nostro apporto al governo del Paese, non solo con i numeri in Parlamento ma anche con il nostro peso internazio­nale creato negli anni».

«Un esecutivo che nasce finalmente con una forte legittimaz­ione popolare — continua —. Abbiamo il dovere di fare presto e di iniziare il prima possibile ad affrontare e risolvere i problemi degli italiani a partire dall’emergenza originata dai rincari dell’energia. Siamo fiduciosi anche per la vittoria in Sicilia del nostro Renato Schifani. L’affermazio­ne di Forza Italia sull’isola è un altro dato che adesso ci fa gioire».

Silvio Berlusconi, invece, come tradizione parlerà solo oggi, sulla base dei risultati definitivi. Ieri, il presidente di Forza Italia, dopo aver votato a Milano con la compagna Marta Fascina, è stato «pizzicato» da Repubblica in un locale del centro in compagnia di alcuni elettori per un aperitivo.

E a chi gli chiedeva se avesse paura dell’alleata di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, il leader azzurro ha risposto senza indugi ammettendo: «Eh, un po’ ce l’abbiamo».

Poi è rientrato ad Arcore per la lunga notte elettorale, insieme alla Fascina e alla senatrice Licia Ronzulli, responsabi­le nazionale del partito per i rapporti con gli alleati, che a giudicare dalle premesse di ieri avrà da subito molto da lavorare.

Quindi, sempre a tavola con i simpatizza­nti, a poche ore dagli exit poll, il Cavaliere ha regalato altre pillole: «Voglio più voti della Lega. Salvini è bravo ma non ha mai lavorato. Con Matteo ho un’amicizia fruttuosa, ma lui ha bisogno di essere un po’ inquadrato, per cui cercherò di fare il regista del governo».

In effetti, secondo le proiezioni Rai Senato, il primo obiettivo, quello di prendere più voti della Lega, magari non è stato centrato ma il distacco è minimo (Forza Italia con l’8%, la Lega con l’8,5).

Sul ruolo del Cavaliere, poi, anche a sentire il numero 2 del partito, Tajani, potrebbe essere proprio quello del regista della coalizione di governo.

«Rispetto agli annunci di sventura della vigilia — commenta il senatore azzurro Maurizio Gasparri, già vicepresid­ente del Senato — la nostra resistenza c’è stata, tenuto conto anche della denigrazio­ne e dei colpi bassi che abbiamo subìto in una campagna viziata dagli attacchi e dalle mistificaz­ioni. Mi riferisco ai falsi WhatsApp inviati a centinaia dai grillini che ci davano a percentual­i bassissime. Comunque pur osservando ancora grande cautela perché le forchette sono molto ampie, Forza Italia ha dato un contributo determinan­te alla vittoria del centrodest­ra, coalizione che Berlusconi ha fondato nel 1994. Non solo: secondo le prime proiezioni, risulterem­o decisivi e fondamenta­li, con i nostri voti, per avere la maggioranz­a dei seggi alla Camera e al Senato».

Rispetto alle Politiche del 2018, però, quando Forza Italia ottenne il 13,4%, il calo sembra indiscutib­ile: «Queste sono dinamiche che conosciamo — eccepisce Gasparri — la movimentaz­ione degli elettori è molto rapida e poco durevole, l’abbiamo visto già con Renzi, Grillo, Salvini. Adesso è il momento della Meloni. E il suo compito, quindi, oltre agli onori e agli oneri, sarà quello di conservare questo pieno di voti»

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