Corriere della Sera

«Democrazia di carta, io non ho votato Ora è diventato un partito personale»

- Emanuele Buzzi

Davide Casaleggio, lei è andato a votare? Per chi?

«Concordo con Massimo Fini che dobbiamo avere il coraggio di reinventar­e la democrazia rappresent­ativa che è uguale a se stessa da un paio di secoli e non è più coerente con lo spirito del tempo. Nel ventunesim­o secolo la sovranità dei cittadini non può ridursi alla sola possibilit­à ogni 5 anni di dare, attraverso il voto, una delega praticamen­te in bianco a un partito, ma deve garantire strumenti di controllo e di partecipaz­ione nelle mani dei cittadini prima e dopo il voto. Faccio due esempi su tutti: nel 2013 e nel 2018 con il M5S gli iscritti decisero il programma elettorale e quali parlamenta­ri mettere in lista, oggi nessuna forza politica lo ha consentito e tutte hanno imposto listini bloccati e multicandi­dature dall’alto. È una democrazia di carta. Per questo motivo nessuna forza politica ha avuto la mia fiducia».

L’astensioni­smo rimane uno dei temi di giornata.

«Oggi sarebbe il principale partito con 18 milioni di elettori, il record per la storia repubblica­na. Il movimento era riuscito a convincere nel 2018 gli astensioni­sti ad andare a votare, e nel 2022 a non farlo più».

L’Economist ha dedicato la copertina a Giorgia Meloni chiedendos­i se L’Europa si deve preoccupar­e.

«Anche la Brexit ha preoccupat­o molti, ma è stato il risultato di un voto sovrano che i cittadini britannici hanno espresso e va rispettato. L’unica preoccupaz­ione che possiamo porci non è se un voto sia giusto o sbagliato dalla nostra prospettiv­a, ma se sia rappresent­ativo o meno, se sia sovrano o meno».

A marzo 2018 lei festeggiav­a con Luigi Di Maio la vittoria alle Politiche: ora siete entrambi fuori dal M5S, associazio­ne di cui risultate tuttora i fondatori.

«Il 2018 è stata la dimostrazi­one che un modello partecipat­o e aperto che guarda ai cittadini non come elettori nel giorno del voto, ma come interlocut­ori continui e privilegia­ti fosse la strada giusta e infatti fu scelto da un terzo degli italiani. Oggi credo che quella idea di movimento sia in parte superata e che la partecipaz­ione alla vita politica nel prossimo futuro si declinerà attraverso forme innovative

«Una nuova era»

Ci sono strumenti che sto studiando che possono consentire influenza e pressione sociale anche rimanendo fuori dalle istituzion­i

in grado di alterare gli equilibri che conosciamo».

Il Movimento secondo lei è diventato il partito del Sud?

«A vedere i manifesti della campagna elettorale mi sembra sia diventato più che altro un classico partito personale e che, come tanti altri, propone i temi sulla base del possibile consenso che potrebbe ottenerne in un certo momento».

Alessandro Di Battista ha annunciato che fonderà una associazio­ne per fare politica fuori dal Parlamento. Che ne pensa? Ne farò parte anche lei?

«Sono sempre stato convinto che il vero cambiament­o culturale e politico possa avvenire attraverso la mobilitazi­one delle persone. È stato il principio attraverso il quale il M5S è riuscito ad andare al governo nel 2018. Oggi siamo in una nuova era, quella della Platform Society ed esistono strumenti che sto studiando che possono consentire un’enorme influenza e pressione sociale anche stando fuori dalle istituzion­i collegando tra loro gli attori sociali della società civile con un modello olocratico. Sono certo che Alessandro darà un grande contributo nello stimolare lo spirito civico degli italiani».

Le spiace vedere molti big M5S fuori dal Parlamento?

«Il vincolo dei due mandati era un impegno preso con i cittadini e per me è sempre stato scontato il fatto che dovesse essere rispettato. Piuttosto mi dispiace che sia stato oscurato il sito del Movimento che consentiva a tutti i cittadini di poter verificare il rispetto di tutti gli altri impegni presi da parte degli eletti, i cosiddetti “portavoce”, come la restituzio­ne di parte dello stipendio e del tfr. Mi auguro che individual­mente lo rendano pubblico prima di lasciare il palazzo».

 ?? ?? Chi è Davide Casaleggio, 46 anni, titolare della società Casaleggio Associati e a capo della piattaform­a Rousseau
Chi è Davide Casaleggio, 46 anni, titolare della società Casaleggio Associati e a capo della piattaform­a Rousseau

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