La linea dell’Europa: lavoreremo insieme
Il «New York Times»: elezioni fondamentali per l’Europa. «El País»: l’ultra destra vince le elezioni in Italia «Le Figaro»: unione delle destre in testa
BRUXELLES L’Europa ci guarda. Le elezioni che porteranno alla formazione di un nuovo governo che prenderà le consegne dall’esecutivo guidato da Mario Draghi — all’estero resta ancora incomprensibile perché sia stato mandato a casa prima del tempo vista la stima di cui gode a livello internazionale — sono state seguite con grande attenzione nei palazzi di Bruxelles, nelle cancellerie e oltre oceano.
Un titolo per tutti, quello del sito del New York Times che ha fatto una copertura live, con aggiornamenti in tempo reale: «L’Italia vota in elezioni fondamentali per l’Europa» e a urne chiuse «Gli elettori italiani sembrano pronti a voltare pagina per l’Europa». A mezzanotte la Cnn titolava: «Giorgia Meloni sarà il primo ministro italiano di estrema destra dai tempi di Mussolini - exit poll». E la Bbc in apertura di sito: «L’estrema destra italiana vince le elezioni - exit poll. Giorgia Meloni è in procinto di diventare la prima premier donna d’Italia». Lo spagnolo El País: «L’estrema destra vince per la prima volta le elezioni in Italia, secondo i sondaggi». Il francese Le Figaro ha dedicato un’ampia copertura con la cronaca e approfondimenti: «L’unione delle destre largamente in testa».
L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’Unione, siamo la terza maggior economia dell’Ue e la seconda manifattura d’Europa, siamo i terzi per popolazione dietro a Germania e Francia, abbiamo il secondo debito pubblico in rapporto al Pil più alto tra i 27 Stati membri e sui mercati finanziari, dove viene misurato il rischio-Paese, siamo i penultimi dell’Area euro (peggio di noi solo la Grecia). Quello che succede in Italia ha inevitabilmente un impatto sui mercati, che temono l’instabilità, e nell’Ue: il nostro voto in Consiglio pesa, così come le alleanze che possiamo allacciare. Ne ha dato prova Draghi, che ha restituito a Roma un ruolo centrale nell’Ue facendola entrare nella stanza dei bottoni insieme a Parigi e Berlino.
Cosa accadrà ora è quello che cercano di capire tutti in Europa. I giorni che hanno preceduto le elezioni sono stati caratterizzati dal timore che la destra populista e anti europeista potesse avere il sopravvento, spostando l’Italia dalla sua posizione atlantista in politica estera e dalla strada della prudenza di bilancio in economia, dove era stata collocata con fermezza da Draghi. Ma la Commissione Ue è abituata a trattare con i governi di ogni colore. La Repubblica Ceca, che ha la presidenza di turno dell’Ue, è guidata dal premier Petr Fiala che fa parte del gruppo dei conservatori dell’Ecr, quello di cui la leader di FdI Meloni è presidente.
La campagna elettorale italiana è diventata anche europea. Il segretario del Pd Enrico Letta con una visita a Berlino ha incassato l’endorsement dell’Spd, il partito del cancelliere tedesco Scholz. Il presidente del Ppe, Manfred Weber, è andato a Roma per aprire la campagna di Forza Italia e sostenere Silvio Berlusconi e Antonio Tajani. Il capogruppo al Parlamento Ue di Renew Europe Stéphane Séjourné, uno dei fedelissimi di Macron, ha chiuso a Roma la campagna di Azione-Italia viva. Il premier ungherese Orbán è un amico di Meloni, così come i polacchi del Pis al governo a Varsavia. A urne chiuse ha subito esultato Jordan Bardella, eurodeputato del Ressemblement National e candidato alla presidenza del partito di Marine Le Pen: «Gli italiani hanno dato una lezione di umiltà all’Ue». Mentre la copresidente del gruppo della Sinistra-Gue Manon Aubry ha lanciato l’allarme con un tweet: «Terribile! Il neofascismo sta arrivando alle nostre porte con la vittoria di Meloni in Italia».
Nei giorni scorsi c’è stato anche qualche scivolone delle istituzioni Ue. Il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, socialista, è intervenuto apertamente, prassi inusuale, dicendo in un’intervista che l’agenda sociale e morale del centrodestra «mette paura». La presidente Ursula von der Leyen, al termine di un intervento all’Università di Princeton, rispondendo a una studentessa italiana che le chiedeva del voto ha risposto che «vedremo l’esito delle elezioni». Ha proseguito spiegando che il suo «approccio è che qualsiasi governo democratico vuole lavorare con noi, lavoreremo insieme. Ed è interessante vedere come lavora il Consiglio europeo», ma ha anche detto che «se le cose vanno in una situazione difficile, ho parlato di Ungheria e Polonia, abbiamo gli strumenti». Il portavoce ha poi precisato che non si riferiva alle elezioni italiane.