Addio a Spadaccia, leader radicale
«Se ne va un giornalista sagace, politico capace di visioni sempre rivolte al futuro e persona straordinaria anche per il modo gentile e intelligente di interfacciarsi con gli altri. La sua morte è una grande perdita per me e per il Paese tutto. Ciao Gianfranco»: così la leader di +Europa, Emma Bonino, ha ricordato Gianfranco Spadaccia, giornalista, ex parlamentare, segretario del Partito radicale negli anni Settanta e Ottanta. Spadaccia aveva 87 anni; nato a Roma, era laureato in Giurisprudenza e, dopo l’impegno in politica, si era dedicato al giornalismo con incarico di caporedattore all’Agi.
In un lungo messaggio sui social, Bonino ha scritto: «Gianfranco è stato per me come un fratello più grande e credo sia stato così per molti altri radicali. Da Adelaide Aglietta a Francesco Rutelli a Roberto Giachetti. Di lui mi colpì subito il raffinato modo di pensare, mai scontato. E subito, soprattutto grazie a lui, capii cosa fosse la disobbedienza civile e il metodo non violento per portare avanti quella e molte altre battaglie».
Poi racconta le sfide affrontate anche con Pannella: «Siamo stati, con Marco e tanti altri, tra gli artefici di quella promozione e conquista dei diritti civili in Italia. Dal divorzio, all’obiezione di coscienza, dalla riforma del diritto di famiglia alla depenalizzazione del reato di consumo di stupefacenti, fino al suo arresto come segretario del Partito radicale, insieme a quelli di Adele Faccio e mio, che spianò la strada alla depenalizzazione del reato di aborto e alla legge 194».
Quegli arresti servirono ad aprire il dibattito sull’aborto clandestino e dopo la campagna radicale si arrivò alla regolamentazione del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Tra le sue battaglie anche quella con Aglietta per la riforma carceraria. Con la pratica del lungo digiuno ottennero l’aumento dell’organico e la riforma del corpo degli agenti di custodia.