Corriere della Sera

Gli ucraini identifica­no il colonnello Alfa, che terrorizzò Kherson

Per Naumenko un mandato di arresto internazio­nale

- Dal nostro inviato a Kiev Francesco Battistini

Ha una faccia banale, com’è spesso il male. Paffutella, ben rasata. E indossa sempre la telnyashka bianca e rossa: il rigatino degli Omon dell’antiterror­ismo russo, quelli che rispondono al motto «noi non conosciamo la pietà e non la chiediamo». La sua ferocia, però, non aveva nulla di normale. L’hanno visto mentre buttava fuori di casa intere famiglie, con le sue mani, e ne confiscava le proprietà. L’hanno sentito quando sulla piazza di Kherson ordinava ai suoi di sparare sulla folla. E tutti sapevano ch’era meglio scappare, se comandava di lanciare granate e lacrimogen­i, perché voleva dire che stava arrivando il peggio. Un giorno s’è fatto consegnare due militari ucraini, li ha tenuti per settimane nelle camere delle torture, per obbligarli a dare notizie sulle posizioni del nemico. Nessuno sapeva bene il suo nome: «Dicevano tutti che era il colonnello Alfa».

Il colonnello Alfa ora ha un nome. Oleksandr Naumenko, 51 anni. Comandante di polizia a Rostov e vicecapo amministra­tivo della Guardia nazionale russa. Ci sono voluti mesi a capire chi fosse, ma ora i servizi segreti dell’Sbu hanno ottenuto un mandato d’arresto internazio­nale per violazione dell’articolo 438 del codice penale ucraino, che punisce chi infrange le leggi di guerra. Il colonnello Alfa è il primo alto ufficiale che Kiev ha identifica­to con certezza e vuole portare alla sbarra. C’è un Libro dei Carnefici, censiti quasi 30 mila crimini di guerra, che il governo ucraino aggiorna d’ora in ora coi mille racconti delle vittime scampate alla morte. È qui che si stanno raccoglien­do i dossier sui dissepolti nelle fosse comuni d’Izyum, gli esami sui massacrati di Bucha, le prove sui macelli di Mariupol ordinati dal nuovo comandante in capo russo, il generale Mikhail Mizintsev. Il ricercato numero uno resta un altro generale, Alexander Dvornikov, che a Mariupol si ritiene sia stato il responsabi­le principale degli attacchi al teatro e all’ospedale. Dove possono, gli ucraini provvedono a chiudere i conti senza troppe formalità: a Kherson, un missile ha mirato diretto su un hotel che ospitava Oleksiy Zhuravko, il deputato filorusso della Rada più volte additato tra i collaboraz­ionisti delle truppe d’invasione.

La caccia ai criminali di guerra sta diventando un’urgenza, mentre ogni giorno spuntano storie nere: in una delle 18 camere delle torture di Kharkiv, han trovato perfino sette cingalesi che lavoravano nelle campagne e sono stati picchiati per mesi. L’Ucraina non aderisce al Tribunale dell’Aia, più o meno come la Russia o gli Usa, ma accetta le indagini Onu — vedi le violenze su bimbi di 4 anni, denunciate venerdì — e che la Corte penale internazio­nale abbia giurisdizi­one su quanto accaduto dal 2014 a oggi. Dopo aver celebrato processi piuttosto sommari ai soldatini semplici, a Kiev pensano sia l’ora d’alzare il livello e di «colpire più in alto», dice il ministro dell’Interno Denys Monastyrsk­iy, «fra chi ha dato l’ordine di torturare». Negli scorsi mesi come consulente è stato ingaggiato anche Eli Rosenbaum, un americano, famoso cacciatore di criminali di guerra: ne ha trascinati a processo un centinaio, dalla Bosnia al Guatemala, dal Ruanda alla Cambogia, compreso un vecchio kapò nazista ritrovato 70 anni dopo nel Tennessee. «Non c’è nascondigl­io che funzioni per questa gente», promette questo Wiesenthal 2.0. E l’Alfa è solo la prima lettera dell’elenco.

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Il colonnello Alfa Oleksandr Naumenko, 51 anni, comandante di polizia a Rostov e vicecapo della Guardia nazionale russa. Su di lui pende un mandato di arresto internazio­nale

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