Lewis Capaldi, antieroe pop «L’affetto dei fan mi soffoca»
«Non vado nei locali rumorosi, difendo la privacy. Canto un amore finito»
LONDRA È diventato un fenomeno quando con Someone you loved ha conquistato le classifiche di tutto il mondo. A quasi 26 anni, Lewis Capaldi vale oggi qualcosa come 150 milioni di sterline: non male per un ragazzino cresciuto nei pub della Scozia, che la sera scappava da casa per andare a cantare e che sino a poco tempo fa abitava con i genitori.
Da qualche settimana è uscito il nuovo singolo, Forget me, un brano che segna il ritorno dopo una pausa dovuta alla sindrome del secondo album, ma anche ai mille problemi di una star complicata che, con i capelli rossi sempre spettinati, il viso paffuto, una debolezza per il cibo-spazzatura, ha l’aspetto dell’antieroe più che del protagonista, e una sindrome vera, diagnosticata, quella di Tourette, con i suoi mille tic, le parolacce e i suoni che involontariamente sfuggono dalle labbra. Malgrado non abbandoni mai il suo humour un po’ sconcio, come anche la voglia di prendersi in giro — per la campagna pubblicitaria è raffigurato in mutande, con l’abbondante girovita che fuoriesce dall’elastico — si ha l’impressione che la comicità sia una corazza, come se fosse lui il primo a non credere al suo successo.
Un singolo, un album, una serie di concerti: come la fa sentire questo ritorno?
«Devo ricordarmi come stare in scena ma è un piacere vedere che la gente prova ancora entusiasmo per la mia musica. Avevo paura di essere stato dimenticato. È difficile accettare che là fuori ci sia un pubblico così fedele, è un privilegio entrare a far parte della vita di tante persone. È come se mi portassero in viaggio con loro».
Non ha fatto mistero dei suoi timori per il secondo album…
«Vero terrore! Ho sempre paura della reazione del pubblico, l’affetto e l’ammirazione della gente mi paralizzano, mi sento soffocare dall’ansia. Allo stesso tempo sto cercando di essere gentile con me stesso. Certo non è facile mettersi a nudo là fuori e parlare delle proprie emozioni». L’ha aiutata qualcuno? «Due leggende: Ed Sheeran ed Elton John. Sheeran mi ha dato una mano a trovare casa, anche se non so se ha visto giusto. Abbiamo parlato molto per telefono, perché alla fine facciamo poco: siamo due persone noiosissime. Elton John ha un ruolo da grande saggio con noi giovani. Ti chiede se mangi bene, se dormi abbastanza, ascolta le tue canzoni, ti da qualche dritta».
Ha sempre saputo che la musica sarebbe stata la sua strada?
«Non credevo di riuscire a costruirci una carriera ma sì, per me è sempre stata fondamentale: a scuola non andavo bene, non ero bravo nello sport, mi rifugiavo nella musica. A 10-11 anni uscivo di nascosto per andare nei pub a suonare, tornavo a casa prima che mi chiedessero quanti anni avevo. Però non ho mai puntato alla fama, che rimane un aspetto complicato di questo lavoro».
In che senso?
«La curiosità morbosa nei confronti della tua vita privata, le foto, i selfie. Ci sono posti dove non vado, tipo i night i locali rumorosi o pieni, cerco di salvaguardare la mia normalità. Se vai al pub e te ne stai tranquillo in un angolo in genere nessuno ti disturba». Com’è nata «Forget me»? «Racconta la fine di una relazione. Dopo un anno, l’unico contatto che avevo con la mia ex era vedere come viveva dopo di me nelle foto sul suo profilo Instagram. Io mi sentivo distrutto, mentre lei invece sembrava aver superato tutto alla grande. Mi sembrava ingiusto nei miei confronti che lei apparisse così felice mentre io stavo male. E così ci ho scritto su una canzone».
” L’amico Ed Sheeran è un amico, mi ha aiutato a trovare casa. E, come me, è una persona noiosissima