Le immagini «vintage» (e l’omaggio a Cavani)
Rossi: una rete museale che vuole dare voce a tutto il territorio
Raccontano il territorio nei suoi mille aspetti: quello storico, economico e culturale. I Musei di Palazzo Dei Pio sono una realtà nel cuore di Carpi. «Tremila metri di spazi espositivi e 60 mila visitatori prima del Covid», dice la direttrice Manuela Rossi. Da alcuni giorni, sono in corso due mostre dedicate al tessile e alla regista Liliana Cavani che a Carpi è nata e le ha donato il suo archivio.
Due rassegne distinte, aspetti di una città che ha saputo costruire il suo successo su innovazione e arte, ma pure sul lavoro delle generazioni. «Solo la maglia» con sottotitolo «La tradizione tessile a Carpi nelle fotografie di Ferdinando Scianna», è la trama in pillole di questa realtà che ha generato griffe capaci di imporsi sul mercato internazionale della moda. «Solo la maglia» diventa l’aneddoto di una storia che inizia alla fine degli anni Ottanta «quando alcune aziende locali producevano un jersey in lana innovativo per i tempi», dice Rossi. Quel tessuto fu usato da due giovani e talentuosi creativi, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, per interpretare alcuni capi primavera-estate 1988. La campagna fotografica fu affidata a un siciliano come Domenico, Ferdinando Scianna, primo italiano a far parte dell’iconica agenzia Magnum.
Un anno dopo, Scianna stesso fu incaricato dall’associazione Magliacalze di raccontare quel distretto così innovativo. Davanti ai suoi clic si aprirono i cancelli delle fabbriche. Riprese i telai in movimento, i volti concentrati delle maestranze, le loro mani agili e abili a tessere filati e tagliare pezze di tessuto. Quei luoghi, gli ambienti, le persone sono poi diventati il materiale per il volume «Maglia», pubblicato da Franco Sciardelli Editore. Foto e abiti sono adesso al centro della rassegna, nata con l’obiettivo di «mostrare alle nuove generazioni il valore delle maestranze», dice Rossi, il segreto vero di un successo da tramandare. «Solo la maglia» si sviluppa per ordine cronologico: alle 11 fotografie originali della campagna 1988 si aggiungono dieci abiti Dolce&Gabbana vintage recuperati da alcuni archivi sul territorio e altre quattordici fotografie tratte dal volume «Maglia». L’ultima sala è l’anello di congiunzione tra il passato e il presente, «è dedicata alla ricerca, ai tessuti di oggi, prodotti con materiali sostenibili e certificati come il cotone biologico e le fibre riciclate», dice Rossi.
La rassegna dedicata alla carpigiana Liliana Cavani è invece parte di una trilogia iniziata due anni or sono con Galileo (tra scienza e religione) e proseguita con Il Portiere di Notte (il rapporto tra vittima e carnefice). Al di là del bene e del male è il passo ulteriore per raccontare una regista che ha sfidato le convenzioni del nostro tempo. «Il film del 1977 racconta l’esperienza limite vissuta da Nietzsche, Lou Salomé e Paul Rée. In mostra, materiali di lavorazione, foto di scena, bozzetti, musiche, manifesti e articoli provenienti dall’archivio Cavani».
Situati nel centro di Carpi, i Musei di Palazzo Dei Pio si presentano come un sistema coordinato, con tre anime distinte. Ne fanno parte il Museo del Palazzo, il Museo della Città e il Museo al Deportato. Il primo è «l’appartamento nobile, la parte più prestigiosa dell’edificio, con affreschi dal Quattrocento al Cinquecento», spiega Rossi. Il secondo racconta in ordine cronologico «la storia della città attraverso ceramiche, terracotte, cimeli risorgimentali, stampe, attrezzi delle attività agricole e macchinari moderni dell’industria tessile».
Il terzo, è stato inaugurato nel 1973 e ospita opere di Longoni, Picasso, Guttuso, Cagli e Léger unite a frasi incise sulle pareti tratte dall’antologia Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea. Il percorso si conclude nella sala dei nomi dove in forma di graffito sono ricordati gli oltre tredicimila italiani morti nei campi di concentramento europei. Un luogo della Memoria, Carpi è anche questo.
La direttrice «I musei sono un raccordo con la città in tutti gli aspetti, storico, economico e culturale»